ACULEI NEL RAPPORTO D'AMORE
(…) Ti persuade l'esotismo come " nostalgia del diverso?". Bada
bene: nostalgia, non attrazione pura e semplice. E neppure
semplice invidia ( lui ha qualcosa che noi non abbiamo ). Nella
nostalgia c'è una componente in più : il rimpianto per un bene
che abbiamo posseduto e che ci è stato tolto. Ci si scopre
esuli da una patria " sì bella e perduta…" . Naturalmente non
esuli di seconda o terza, ma di " ennesima " generazione: da
chissà quanti millenni siamo stati cacciati da quell'Eden
primario vagheggiato in tanti miti, l'infanzia felice dell' Homo
Sapiens.
In pratica sto semplicemente amplificando il mito platonico
( citato anche da Jung a proposito a Anima e Animus ) di un
ermafroditismo originario, scisso in due sessi diversi nella
notte dei tempi - unità che anela a ricomporsi con l'amore ( per
Jung con l'individuazione ): sto amplificando - dicevo - questo
mito, estendendolo dalla coppia amorosa in cerca di una
originaria unità perduta ( " Tu mi appartieni ", " Io ti
appartengo ", " Siamo una cosa sola " ), alla vicenda culturale
dell'uomo come specie, anche lui in cerca di una remota,
primordiale unità.
E così siamo approdati al rapporto di coppia, che di tutte le
versioni e varietà del " rapporto con l'altro " si direbbe la più
universalmente diffusa, non solo tra gli uomini, ma anche fra
tutte le creature viventi ( mi si dice che persino i batteri " fanno
sesso" in quanto si scambiano - a due a due - materiale
genetico).Per quanto riguarda la nostra specie,sarà anche vero
- come favoleggiava Shopenhauer - che gli uomini sono come
"porcospini freddolosi",che se per riscaldarsi si accostano troppo
l'uno all'altro, si pungono e arretrano, salvo poi avere freddo di
nuovo, e di nuovo accostarsi e pungersi; ma è difficile negare
due verità inoppugnabili:la prima è che la nostra specie - come
del resto altri mammiferi - ha scelto di vivere in comunità a
costo di pungersi a ogni piè sospinto; la seconda è che, almeno
nel nostro rapporto d'amore , gli aculei sono retrattili come le
unghie dei gatti: li sfoderiamo solo quando vogliamo ferire o
temiamo di essere feriti. (…)
Aldo Carotenuto da Lettera aperta a un apprendista stregone
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