martedì 14 gennaio 2020

COMPASSIONE 4



(…) Nel cammino sui sentieri della compassione, delle sue forme e
       del suo oblìo, c'è l'animale. Con il suo incantamento, con la
       sua pena. La figura animale denuncia, con i silenzi, con l'
       innocenza e la purezza che gli appartengono, l'immensa
      rimozione compiuta dall'uomo nei confronti della sua presenza
      e del suo dolore. Un'alterità, il vivente animale, inquietante per
      l'uomo, e ritenuta superflua. Un'estraneità da addomesticare
      forzosamente, o confinare, o recingere, o ridurre in schiavitù, o
      sopprimere. Eppure, in questa storia di incontrastata civile
      signoria stabilita dall'uomo, lo sguardo animale, la sua
      dispiegata relazione con quel che è oltre la ferita della  storia,
      oltre il sapere della morte, ha messo in moto un sentire - che
      possiamo chiamare creaturale- e ha piegato l'indifferenza verso
      la comprensione del fragile, dell'esposto, dell'indifeso.
      Sfrangiando la tela della distrazione. O della concentrazione
      sulla propria specie. E c'è - infine - una rappresentazione per
      cosi dire verticale della compassione: quella che mitografie
      religiose, credenze, dottrine di sapienza e di devozione hanno
      concepito e diffuso lungo il tempo e in culture tra loro diverse.
      Rifrazioni terrestri di una misericordia, o pietà divina.
      Proiezioni di una condizione umana che conosce il limite, la
      finitudine e leva lo sguardo verso l'orizzonte, oltre la linea del
      visibile.Dall' epos greco ai grandi libri della sapienza indiana
      alle narrative del Vecchio e Nuovo Testamento, la compassione
      ha avuto le sue figurazioni sceniche, i suoi apologhi, i suoi
      exempla,facendosi anche principio etico e nodo essenziale della
      relazione con l'altro. E, quanto alla tradizione cristiana, la
      rappresentazione della compassione, dalla liturgia  e dalla
      drammaturgia popolare è passata nelle figurazioni artistiche
      definite come Pietà.
       Dove il dolore della Madre per il corpo del Figlio
      privo di vita, si fa figura di ogni terrestre dolore. Qui l'arte
      congiunge, con esiti di grande fascinazione, devozione e
      immagine. Accogliendo la sofferenza nella forma, la ferita nella
      raffigurazione, nel suo ritmo, nella sua bellezza.
      Il compianto è dolore, linea, materia. Sguardo che racconta, in
      tutte le tremanti modulazioni, il sentire della compassione.(…)



                            Antonio  Prete   da      Compassione

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