" Così sei tu - quiete - amica consolatrice …" ( F. Hordelin )
(…) Al turbamento e all'affanno è legata l'immagine dell'amore,
dalla classicità ai romantici.Eppure la quiete è l'oasi intravista
nella battaglia d'amore. Non l'allontanamento dell'altro nell'
opacità di una presenza inerte,ma l'accettazione dell'altro come
presenza che fa del desiderio un movimento verso il possibile.
" E' dunque l'amor quiete", scrive il Tasso dopo aver ricordato
le tante definizioni sull'amore - pronunciate da Euripide o dai
personaggi del Simposio, da Lucrezio o da Plotino - per
allontanarle nel territorio di una ricerca che non ha risposta,
una ricerca che può sfiorare soltanto la natura del " demone".
L' amore, come "quiete nel piacevole ": il compiacimento, il
desiderio e il diletto, i tre tempi della considerazione tomistica
dell'amore, il Tasso li riconduce alle tre età della vita, ma dice
anche che è l'ultimo tempo quello più proprio dell'amore, il
tempo in cui il diletto consiste nella quiete.
La quiete non attiene solo alla disciplina d'amore: riguarda
tutte le passioni. E' uno stato che, se non può sospendere le
passioni, la loro spina, la loro tensione, tenta un punto d'
osservazione su di esse, una distanza tutta interiore dal loro
assillo.Un esercizio:anch'esso parte rilevante di quella che per
gli antichi era la cura di sé.La quiete ha qualcosa che somiglia
all'epicurea " indipendenza dai desideri " qualcosa che può
evocare il " riposo del desiderio ", ma che non si identifica con
la fine di questo sentimento, se è vero che desiderio e bios sono
congiunti. E' la condizione in cui l'interiorità si fa paesaggio
aperto all'accettazione dell'esistenza, dei suoi imprevisti, dei
suoi rovesci,si dispone verso l'attenzione,si lascia ritmare dalla
misura. Molte delle componenti della quiete hanno a che fare
con la " vita beata" della tradizione stoica. La quiete è il
sentimento dell'istante,il senso dell'appartenenza del sé al tempo
che scorre : un acconsentimento al passaggio, uno sguardo sull'
orizzonte da parte di chi sa quanto l'impossibile resti chiuso
nell'impossibile, e quanto tuttavia sia necessaria la sua ricerca.
Mentre si sente la forte appartenenza al cerchio della finitudine.
C'è una profondità della quiete ( Infinito leopardiano ) e c'è
anche una quiete che si mostra come promessa di un compimento,
di una pienezza che l'armonia della natura annuncia. A questa
quiete leva la sua ode Holderlin : " Così sei tu - quiete - amica
consolatrice! ". (…)
Antonio Prete da Il cielo nascosto ( Grammatica dell'interiorità )
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