" Ai sogni miei, la tua sovrana imago, quanto mancò ?" (G. Leopardi, Zibaldone )
" Nella favola di Amore e Psiche, tramandata da Apuleio e ripresa,
con variazioni che sono interpretazioni, con adattamenti che sono
reinvenzioni, da innumerevoli testi teatrali, composizioni poetiche,
opere musicali e figurative, sostiamo soltanto in quel passaggio
notturno in cui la bellissima fanciulla, dopo aver giaciuto con un
corpo che è fonte di indicibile piacere, vuole scorgere la natura di
questo corpo: " Possibile - pensa Psiche - che questo corpo sia quello di un mostro o di un serpente, come è stato predetto da un oscuro oracolo dato a mio padre, o come le mie sorelle mi inducono a sospettare ?" Così l'incantevole fanciulla, mentre Amore dorme, si solleva dal voluttuoso giaciglio, prende una lucerna e si avvicina ad illuminare un corpo che dall'ombra manda subito un lampo di luce rivelando solo per un istante una bellezza sovrumana. Un istante, solo un istante di contemplazione, e il tremito della mano che tiene la lucerna, lascia cadere alcune gocce d'olio bruciante sul corpo avorio di Amore che - con un balzo,le ali spiegate - vola via dal letto nuziale. (…)
Antonio Prete da Il cielo nascosto ( Grammatica dell'interiorità)
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