lunedì 27 agosto 2018

BORIS A EVGENIJA ( Lettera ) 1

 
 

                    " Siamo tutti prigionieri del tempo, ostaggi dell'eternità" ( B. Pasternak )


Agosto, Dicembre 1931

(…)  Amica mia cara,
       perdona la mia ultima, breve lettera. Perdona la mia colpa,
       perdona l'amarezza che ogni giorno ti porta il pensiero di me,
       perdona il mio delitto.
      Perdona, trova cioè la forza di riconoscerli in quanto fatti, per
      vivere e liberarti a poco a poco del loro potere. Trova questa
      forza, così come la trovavo io per placare e smussare i nostri
      antichi screzi, così come la trovo oggi per vivere, perché non
      ho mai vissuto in un modo così strano come in questi ultimi
      tempi: tutto quanto mi cade dal cielo, facilitando ogni mio
      movimento. Dovrei benedire la vita come mai prima, eppure
      non sto facendo nulla e non sono capace di intraprendere
      niente perché - inutile dire - non potrò mai vincere la tristezza
      che in me suscitano le tue insormontabili sofferenze.
      Per amor di Dio, non lo prendere come un rimprovero: tutto
      quanto mi succede, si compie contro la mia volontà - da sé -
      non però a causa tua. Sto in pena, perché in pena stai tu, e tu
      sei parte della mia vita.
      Oggi, quando mi sono alzato,mi aspettava la tua grande lettera.
      L' ho letta prima di accendere la stufa, mezzo vestito. Fa un
      freddo da lupi adesso e noi siamo senza legna. I buoni a nostra
      disposizione sono ancora più difficili da realizzare che non l'
      inverno scorso. Teniamo acceso con scaglie di legname prese
      nei cantieri, ma in casa si gela. E' passata Irina: si sono già
      trasferiti, non vivono più qui. Le ho dato da leggere la tua
      lettera e mi sono messo ad accendere la stufa. Quando ho
      finito, l'ho trovata in lacrime.Come me,è stata colpita da quello
      che nella tua lettera è così grande e forte: l'altezza della tua
      ragione morale, la tua verità. Stavamo leggendo e  parlando in
      silenzio totale. Zina dormiva.Stamani si era alzata molto presto
      e aveva portato i suoi bambini per la prima volta all'asilo e
      dopo - rientrata - si è rimessa a letto per recuperare il sonno
      perduto. 
      Non piangere e non affliggerti, Zenjura mia. Parliamo con
      calma. In primo luogo il carattere enigmatico di quanto è
      successo non deve spaventarti. Come ipotesi ne avevamo
      discusso più di una volta e a parole ci stavamo abituando da
      tempo a quello che è accaduto in realtà. Non devi considerarlo
      come una punizione. E soprattutto - te l'ho già scritto - non ti
      separare da me nel tuo tormento: siamo stati colpiti tutti e due.
     (…)


Boris Pasternak  da  Il soffio della vita ( Corrispondenza  con Evugenija 1921- 1931 )

1 commento:

  1. Un uomo profondo e sensibile che esprime con chiarezza cosa porta nel cuore, delicata e gentile la musica

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