venerdì 10 agosto 2018

L' ANIMA E IL SUO DESTINO 2


(…) Ma anche la filosofia non sarebbe mai nata senza il pensiero
       ricorrente e quasi ossessivo di quale destino oltre la morte.
       Quando la vita sorride serena, gli esseri umani hanno sempre
       cose molto più interessanti da fare che dedicarsi al pensiero
       del fondamento ultimo. Quando Aristotele scriveva nel primo
       libro della Metafisica che la filosofia nasce dalla meraviglia,
      sono convinto che con questo intendesse soprattutto la filosofia
      naturale, ciò che oggi chiamiamo fisica, biologia, astronomia e
      che per lui - filosofo e insieme scienziato - erano una cosa sola
      con la filosofia. Le meraviglie suscitate nell'anima dalla
      manifestazione dell'essere, genera piuttosto la scienza, che non
      ciò che oggi intendiamo con filosofia. Rendendo impossibili
      figure enciclopediche come quelle di Aristotele, lo sviluppo
      della scienza moderna ha posto l'origine della propria filosofia
      non tanto nella meraviglia, quanto piuttosto nel dubbio - sia
      nel dubbio metodico dell'inesausto domandare, sia nel dubbio
      esistenziale dell'angoscia. E nessun dubbio è più grande di
      quello sull' al di là, al punto che per Schopenhauer : " La morte
      è il vero genio ispiratore della filosofia ".Del resto, anche solo
      fermandoci all' Antichità, basti pensare a Platone, a Epicuro e
      agli Stoici per comprendere che fin dall'origine era la morte
      col suo bussare alla coscienza a generare la necessità del
      fondamento ultimo quale inespugnabile bastione da cui poterla
      respingere.
      Il problema - a questo punto - appare chiaro : se all'origine
      della religione e della filosofia c'è il desiderio ( o la necessità )
      di vincere la morte, il fatto di non sapere niente al riguardo
      attesta il fallimento della nostra religione e della nostra
      filosofia. Il pensiero occidentale si trova come allo sbando,
      perché è evidente che, se non si conosce il destino che ci 
      attende, nulla si sa con sicurezza e tutto appare incerto,
      soggettivo, tutto sembra risolversi in una questione, sui quali,
      com'è noto non disputandum est .E infatti le dispute metafisiche
      hanno da tempo lasciato il posto a innumerevoli, piccoli litigi.
      L' assenza della risposta sulla vita oltre la morte, è il segno più
      evidente della crisi dell' Occidente, perché quando non si
      conosce il mistero della morte non si sa neppure perché vivere
      e che direzione dare alla vita. La questione ultima non è una 
      cosa che arriva alla fine, è piuttosto la luce che illumina tutto
      quello che vine prima, e se da essa non giunge altro che buio,
      è inevitabile che si cammini a tastoni.
      La nostra civiltà cammina a tastoni.
      Chi non sa perché muore, non sa perché vive. Chi non sa cos'è
      la morte, non sa che cos'è la vita.
      Chi ha paura della morte ha paura della vita. (…)


                      Vito  Mancuso    da      L' anima e il suo destino

2 commenti:

  1. rispetto a questa complessa riflessione, ritengo molto significativa e importante la frase del Dalai Lama, una perla da non lasciar cadere nel dimenticatoio...

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  2. Infatti.
    E a questo proposito l'ho trascritta.

    Grazie

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