domenica 19 agosto 2018
PIETRE SUL CUORE ( Introduzione )
Varvar ha sei anni quando nel suo villaggio- un giorno d'estate del 1915 - irrompe una squadra di soldati a cavallo che passano casa per casa sequestrando uomini e ragazzi, urlando ordini concitati in una lingua sconosciuta. Poi ammassano la gente, spintonando con i fucili chi si attarda, su una strada appena fuori dal paese già disseminato di cadaveri. Al suo sguardo infantile quelle scene sono incomprensibili, immagini di un incubo che non può scacciare. Ci vorranno anni prima che la piccola possa dare un nome alla tempesta che ha cancellato in un momento la placida vita della sua famiglia in una fertile vallata dell' Anatolia: più tardi si chiamerà deportazione, persecuzione del popolo armeno; al momento è fame, paura, stanchezza e la scomparsa improvvisa della madre.
La protagonista di questo libro è tra i pochi superstiti dello sterminio degli Armeni pianificato dal governo nazionalista turco al tempo della prima Guerra Mondiale. Salvata da un soldato, viene dapprima accolta come serva da una famiglia turca, poi affidata all'orfanatrofio di Sivas. Al termine del conflitto, gli orfani armeni sono migliaia : per il governo di Ataturk anche loro sono nemici e vengono espulsi assieme ai missionari che li custodiscono. Così Varvar si trova di nuovo in fuga, questa volta verso la Grecia, in un viaggio quasi privo di speranza, in cui la tappa finale sarà la Francia: una nuova patria talvolta inospitale dove vivrà la difficile esistenza degli esuli.
Il diario di Varvar, scritto in armeno su quaderni di scuola e ritrovato dalla figlia Alice dopo la sua morte, è una testimonianza straordinaria, che riporta alla luce una pagina di storia troppo a lungo dimenticata e mostra - in un racconto semplice, toccante e privo di compiacimenti- cosa significhi essere un sopravvissuto, uno straniero, un individuo senza diritti e come sia possibile crescere cercando le proprie radici nel terreno rarefatto della memoria.
frida
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Una struggente presentazione di uno di quei libri che dovremmo leggere tutti
RispondiEliminaSi.
RispondiEliminaE' un racconto biografico (trascritto dalla figlia di una testimone e vittima dell'eccidio )che narra di crudeltà indicibili, difficili anche da riproporre in un post.
La speranza e la testimonianza( lo si disse a lungo anche dopo aver scoperto i Lager nazisti ) è che certi orrori non si ripetono mai più.
Ma- vista l'aria che spira adesso in Europa e nel mondo ) mi fa pensare ai " Corsi e ricorsi storici " di Gianbattista Vico, il grande pensatore solitario che si pone tra la grande filosofia europea e la tradizione umanistica del '600.
E sembra che la Storia , che pure si pone come Magistra Vitae non abbia insegnato niente.
Grazie per l'intervento.