sabato 4 agosto 2018

SENTO NEL CORE...

 
 

                                                 La demenza divora la figura delle tue parole…



POESIA PER UN VERSO LOGORO

Sono crollato dalla sofferenza,
non sono riuscito a chiamarti.
Mi hanno ricoverato, innanzitutto l' ECG,
poi le radiografie, la fifa e in seguito la camera,
il catetere nell'inguine - che strazio - il cuore ti
viene meno, cercavano- amore mio - cosa abbia
creato la  disfunzione - le lastre non mentono:
nel mio cuore non c'è amore
( vale a dire ) non è troppo malandato.
Potrò tornarmene presto a casa,
qualche aspirina e un legamento sospensorio.
" Potremo fare ancora l'amore?" ho chiesto ai medici.
" Da principio consigliamo prudenza".
Guarda, guarda: i sostantivi si dimettono,
solo i verbi sono ancora in forma,
corrono davanti a noi e noi ritardiamo -
voglio dire, uno stereotipo dopo l'altro,
è possibile aprire la porta in un modo
diverso, pagare l'assicurazione, perfino
la saggezza dei calendari e degli
inviti alle nozze parla chiaro:
forte più della morte è l'amore - non dice
niente della gioia che io sia rimasto vivo,
che non patisco più. Che ho paura.
Prima di abbassare il ricevitore, ti
raccomando: telefona al falegname
riguardo agli scaffali, perché
non venga inutilmente.





IL LETTO E' DIVENTATO LA TUA SCACCHIERA

Stretto su un bordo aspetti che le nere figure
ti annientino per poterlo abbandonare

rinunceresti alla partita se potessi farlo
i principianti giochino sino alla fine, mi insegnavi
perdi la prima volta, perciò procedi adagio e con fatica

la demenza divora la figura delle tue parole
l'ippocampo diventa un campo dopo la battaglia
sei solo e non ti aspetti rinforzi

si moltiplicano le linee vuote, i campi deserti
i tuoi occhi si illuminano quando mi riconosci
guardi come da lontano, ti stai smarrendo

ti chiamo, ti accarezzo
così misuro il tempo che ancora ci resta
in questo campo basso fino alla sconfitta.




UN PASSEROTTO ATTRAVERSO LA FINESTRA DELL' OSPEDALE

Ho visto la morte,
si è seduta accanto a lui sul letto togliendosi le pantofole.
La pressione gli è caduta, la sua faccia è diventata bianca quando gli si è sdraiata accanto.
Occhi spaventati.
Sono volato via, all'aperto. Non facendo
parte della sua vita,
l'unica cosa giusta da fare era
di non assistere alla sua morte.
Sono tornato mezz'ora dopo
a beccare le briciole di pane
che sono rimaste del pranzo.


  Veronica Dintinjana  da   Rumeno gori grm  forzicji ( Giallo cespuglio bruciante forzici )


2 commenti:

  1. sono tristi ma descrivono bene una realtà che mi è molto familiare, come ex infermiera e come paziente, la realtà della sofferenza e della morte, ma anche di malattie che ti portano via prima che il corpo venga meno, come la demenza, l'Alzheimer, ecc...

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  2. Questo tuo commento mi è molto caro perché ti coinvolge in modo diretto, cosa che pochi sanno o possono fare pubblicamente…
    ( E' la solita storia del coraggio di Don Abbondio :" Uno non può darselo se non ce l'ha…" ).
    Un grazie particolare.

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