lunedì 20 agosto 2018

UN MONDO DI MARIONETTE 1

 
 
 

                                                Tornerai? Io non posso aspettarti, ma tremare…



Di te arrivano segni luminosi
non parole, ma aliti ventosi,
finestre che lampeggiano,
ore al riparo, ore della notte
in cui ti ascolto nel rosario d'anni,
di fatti annoverati alla leggenda.
Di te ormai non stringo che la foglia
senza fiore del puro desiderio,
infelice per sempre,
e in questo tuo fratello, fino a che
anche noi ci vedremo, oltre la fiamma.


                         ***


Di ogni nostra notte ci rimane
una sonora ombra o un'onda vuota
dove il divino o il doppio dell'umano
si specchiano, rompendo le catene.
In ogni notte è il segno di una vita
possibile, futura o andata via;
compaiono animali che hanno avuto
per pochi anni il bene della vita.
Cercando di afferrarli, vedi bene
di che materia inferma sono i segni
e quale lieve trama è il nostro essere.
Eppure impressa a fuoco è la visione
del volto amato che riprende forma,
già risorto nell'ombra della mente.


                            ***



Quando nei sogni appari non più cinta
da spine nere, vengo
al tuo cospetto, davanti all'orgoglio
del corpo nudo che splende sicuro.
Allora è bianco il quadro:
decidi di voltarti e di allacciarmi,
di prendere con te il desiderio
e farne un pane che poi piano lievita,
fino a riempirti, a darti con l'oblìo
un antico, antichissimo sorriso.



                              ***



Negli attimi del tempo è difficile
perderti, risucchiati da Speranza
che non vuole morire. Tornerai?
Io non posso aspettarti, ma tremare
che è la mia strana e più vera preghiera.
Tra ciò che esiste e ciò che non esiste
c'è una cortina di ricordi eterni,
di attese morte e perciò anche più vive-
di desideri - sì, verrai, col passo
mortale di quegli anni a conciliarmi
il sonno grande.


                         ***



Ho fatto male ad uscire alla luce
per te: nel buio, nella notte cava
del ricordo che mèmora,
che inventa la sua fiaba,
dovevano restare le parole.
Forze remote, brocche di acqua incauta
si offrivano alle labbra risospinte
verso l'origine buona del tempo.
Invece ho dato corpo all'ossessione
che gira con il mondo, con le notti
che vanno dietro ai giorni. Invece ho tolto
a me ogni maschera per essere io:
inesperto di mancare così
all'assoluto del bene pensato .



                         ***


Gli interminabili volti
con cui mi togli il fiato
sono le sentinelle
di una chiara venuta:
tu che compari - con passo insensibile -
e sciogli i nodi in petto.
Tu che la treccia oscura -
di donna in donna, di età in età -
dissolvi con un soffio
divenendo la sposa primigenia,
la sposa da cui scivola l'affanno:
tu che solvi i sigilli del creato
troppo a lungo velato.


                        Daniele  Piccini    da       Regni

1 commento:

  1. Quante emozioni distinte in questi versi, quelli che risuonano particolarmente in me sono quelli della poesia "Tornerai"

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