giovedì 16 agosto 2018

I COLORI DELL'ANIMA ( I Greci e le passioni ) 2



(…) Euripide immagina le sue baccanti libere sui monti, possedute
       dalla trance di Dioniso; ma, prima ancora, le immagina
       tornare a uno stadio precittadino dove non esiste costrizione o
       famiglia, dove le forze elementari della natura agiscono su di
       loro, e sono libere di dormire sotto gli alberi, cantare  e
       correre, e persino di allattare animali selvatici.
       Il motivo per cui le donne dominano la scena tragica sta
       proprio nell'attribuzione a loro di una dimensione
       specificamente femminile e, femminilità ( quanto meno secondo
       i tragici) equivale a natura, a istintività e passionalità, forze
       profonde della vita e della morte. Una donna può piangere,
       mostrare le sue ansie sulla scena, cadere vittima dell'amore e
       della nostalgia: anzi, il pubblico si aspetta questo. Ma la
       tragedia sa fare altro:mostrare il volto pericoloso di una
       donna.
       Come uccidere tragicamente una donna è il titolo di un libro 
       di Nicole Loraux, che passa in rassegna le forme in cui l'
       immaginario tragico raffigura la morte di eroine. Morte
       indegne o morte nobili, tutte però conformi ad un codice che
       delinea una precisa antropologia della morte, ben distinta in
       sfera maschile e femminile.
       Anche il suicidio per la donna avviene all'interno della casa, 
       per l'uomo invece alla luce del sole. La morte al femminile è
       una morte priva di coraggio; solo poche pongono fine alla
       propria vita nel modo in cui lo sanno fare gli uomini, tuttavia
       anche in questo caso, qualche segnale dice che l'eroina non
       riesce ad affrancarsi dal suo ruolo sociale. Deianira si apre il
       fianco virilmente con il pugnale, ma sceglie di morire nel 
       talamo tante volte condiviso con il marito, al contrario di
       Aiace che saluta il sole e la patria prima di gettarsi sulla 
       spada ( Aiace , Sofocle ).Giocasta e Fedra si impiccano,anche
       loro nel chiuso del talamo. Clitemnestra invece viene uccisa 
       dal figlio, ma prima cerca un'arma con cui potersi difendere.
       Anche gli uomini- tuttavia - rischiano sulla scena tragica,
       minacciati da donne terribili. La rovina di un uomo per mano
       femminile è uno dei temi fondamentali del dramma attico:
       una donna può distruggere in ogni caso, sia amando che
       odiando. Deianira e Fedra per passione, Medea per gelosia,
       Creusa per odio viscerale, Clitemnestra per vendetta, Agave
       per follìa, altre per equivoco. Nell'immaginario mitico dei
       Greci-del resto -tutti i mostri( Arpie, Erinni, Sirene, Gorgoni) 
       sono al femminile.  (…)


     Giulio Guidorizzi  da    I colori dell'anima ( I Greci e le passioni ) 

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