domenica 19 agosto 2018

FIGLIA DEL CIELO


                                                            L' improvviso levarsi della luce…



A volte mi manchi come l'asfalto
come i vasi cui nessuno bada
e i tutti fiori ci muoiono
mi manchi il lunedì - di corsa -
o anche pian pianino di notte
mi manchi senza averti mai avuto
mi manca addirittura il fatto che manchi
non c'è un bicchiere di vino
per riaverti nell'edificio del mio cuore
semplicemente mi manchi, tout court,
senza neppure esistere, privo persino
di nome e forma e massa
quando mi lasci figlia a me stessa
e le radici aeree, molto perdute
nel vuoto pneumatico dell'assenza.


                          ***


Il reato non sussiste in quanto era una notte di
baci lancinanti, spanciati, implosivi, dove i ritorni si
costituivano lavoro, lavorìo, produzione compulsiva
di eventi, e le stelle che franavano con suono di
ghiaino, e la durezza mascellare di certi abbracci
più slabbrati, noi a impattare sulla crudeltà dei
 calendari, appesa ogni parola al cielo di cartone di
un sogno, le gambe penzoloni sul silenzio,
l'improvviso levarsi della luce, quindi
il respiro.


                               ***



Sono curve accidentali che determinano
l'andatura dei nostri occhi e della
distanza che condividono e inutilmente
assaltano - dove incidemmo la corteccia
del cuore; là resta un segnale, una
indicazione monca che dirige a stento.

Volevamo vedere se qualcosa ci fosse
da conservare, ma tutto era già stato
preservato e condotto al nucleo ( in cui
eravamo infine irrimediabilmente
uniti ).



                      ***


Il nostro amore al di fuori della legge
nutrito con sondini tremendi, alimentato da
droghe mai sentite prima, riservato, vitale
schiaffeggiato dalle onde comuni che poi
lo accarezzano, dispiaciuto, preoccupato,
presente, il nostro amore privo di mansioni,
denunciato, perdonato, reso esempio, fatto
prova di stigmate e altre gelide guerre.


                       ***



I miei amori molto stanziali
calcolati annualmente
sulla base di rinunce e disastri
i miei amori fratti, morbosi,
talora persino morosi, in totale
disfacimento e conservati sotto
formalina, i miei amori
autoimmuni, affetti da morbi
esotici e rari o cronici raffreddori,
i miei amori ostrica terrorizzati e
assenti nell' angolo della notte,
quando mi sveglio e non conosco
il mio letto né il mio nome.


                         ***



Quegli amori di capelli frammentati, amori
desolati e assoluti come gli alberghi a
novembre, quando tutto sembra finire o non
poter cominciare. amori che si infrangono sugli
specchi della pioggia, che si attorcigliano
alle catenine ferite, finchè non c'è salvezza
se non tagliarli o farne una religione nuova.


                          ***


Non è più amore se sezioni il
momento dell'odore metallico;
la ferraglia prodigiosa dei genitali
resta ferraglia e nessun prodigio
a traslucere le forme e l'assieparsi
di mani, impronte, biologia senza
brillìo; i due corpi restano corpi
e il sentimento cadavere, spunto
letterario e null'altro.



             Greta  Rosso     da      Manuale di insolubilità


3 commenti:

  1. "Riciclabili" https://www.youtube.com/watch?v=drKdyg4iQj4 (Tze)

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  2. Meravigliosa musica... che supera i bei versi...

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  3. Secondo me sono l'ideale complemento l'uno dell'altro…
    Grazie.

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