domenica 19 agosto 2018

NOI SIAMO POCHI PERO' CI CHIAMANO...

    Le foto sono state scattate al Museo del Genocidio  a Yerevan .( frida )
                                                                                                                                                                                                                                                                                       




Noi non ci anteponiamo a nessun altro.
Solamente anche noi dobbiamo accettare
che noi- solo noi - abbiamo l'Ararat
e che al lago Sevan
il cielo abbia la sua vera copia.
Solamente qui ha combattuto David,
solamente qui è stato scritto il libro di Narek,
solamente noi sappiamo ricavare una chiesa da una roccia,
plasmare il pesce dalla pietra,l'uccello dall'argilla.

Per insegnare ad apprendere
dal bello
dal buono
dall'eccellente
dal bene.

Noi siamo pochi però ci chiamano Armeni.      

Noi non ci anteponiamo a nessun altro.
Solamente il nostro destino è stato diverso.
Solamente abbiamo perso molto sangue,
solamente noi, nella nostra vita secolare.
Quando eravamo tanti ed eravamo in piedi
non abbiamo mortificato nessun altro popolo.
Nessuno ha subito un colpo dal nostro braccio.
Se abbiamo attratto, abbiamo attratto
solo con i nostri libri;
se abbiamo dominato, abbiamo dominato
solo con i nostri doni.
Solamente la morte si era innamorata di noi,
invece noi non l'abbiamo accettata volontariamente.
E, quando disperatamente abbiamo lasciato la nostra terra,
ovunque siamo arrivati, ci siamo sforzati per tutti.
Abbiamo costruito ponti,
abbiamo innalzato archi,
abbiamo arato dappertutto,
abbiamo raccolto le messi,
abbiamo dato a tutti un'idea, gli aforismi, le canzoni.
Abbiamo difeso gli altri dal gelo spirituale,
abbiamo lanciato dappertutto il fulgore del nostro occhio,
la reliquia della nostra anima
e l'essenza del nostro cuore.

Noi siamo pochi - sì - ma ci chiamano Armeni.

Sappiamo gemere delle ferite non guarite
ma gioire ed esultare della nuova allegria.
Possiamo tuffarci nel costato del nemico
e dare una mano al nostro amico,
ricambiare tante volte di più
il bene che ci hanno fatto;
alla giustizia e alla luce
sappiamo votare la nostra vita.
Ma se vorranno bruciarci con la forza,
sappiamo soffocare e spegnere il fuoco.
E se c'è bisogno di fugare il buio,
sappiamo ridurci come cero ardente
e sappiamo amarci anche con passione,
però avendo rispetto per gli altri.

Noi non ci anteponiamo a nessun altro, però ci conosciamo:


ci chiamano Armeni:
e perché non dobbiamo inorgoglirci?

Ci siamo. Dobbiamo esserci. E cresceremo ancora.


              Parnir  Sevak

Ma lui ci ha lasciato troppo presto: a 47 anni in un incidente stradale, vicino ad uno dei suoi amati monasteri. Una lapide- lungo la strada - lo ricorda.



2 commenti:

  1. Davvero parole molto intense, una preghiera per l'autore...

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  2. Parole che ho trascritto da un vecchio volume ormai a fogli, in una tarda sera a Yerevan perché il genocidio degli Armeni fosse conosciuto anche attraverso la voce dei suoi poeti...

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