lunedì 21 gennaio 2019

TURNO DI NOTTE

 
 

                               Amavo uomini e bestie, vetro e pietre, esseri di nebbia…



DISTANZE

I tragitti della sete
sempre più lunghi,
la gioia un punto,
l'amore una scintilla
che si spegne in volo.
Dove scomparve,
una nera stella,
ricordo di stella fissa,
propria del cuore
e lontana dalla sfera.


                                          ***


LA VERITA' DELLE FIABE

In pericolo son quelli che si amano.

Il personale è rimasto lo stesso,
se si trova un'anima, una bocca
che racconta delle fiabe come se
fosse stata presente, dato che re mendicanti,
anni più lunghi, alberi intoccabili,
uccelli onniscienti,
spiriti e genietti erano con noi,
le bestie parlavano la nostra lingua
sopra e sotto terra,
- apertamente - trascinante nel crepitare
del tempo che consuma ricordi e oblio.

In pericolo son quelli che si amano.


                                                 ***


FRAMMENTO

Il frammento.
Dagli angoli sbrecciati germogliano
supposizioni e presentimento,
se il lettore apre il libro
continua a tessere il filo interrotto,
lascia aperte vuote lacune, esegue rattoppi
con propri modelli e ipotesi.

Un frammento viene letto
da ciascuna epoca in modo diverso,
dentro vi proiettano l'attualità,
spieghiamo, aggiungiamo e combiniamo,
scopriamo; sui bordi estremi,
nei più profondi interstizi
prolifera un che di vago e di sinistro,
che fa paura e intriga.

Quel che turbava il sonno del lettore,
uno sveglio lo osservava con incredibile esattezza
se si guardava alle spalle e di fronte,
il tempo terreno non bastava
a pensare fino in fondo in tempi siderali -
una volta nella luce e mai più -

frammento: nessuno
può integrare l'altro
nel punto che rappresenta il centro.


                                                 ***

GIOIE DI VECCHIAIA, FRUSTRAZIONI DI VECCHIAIA

Quando ogni parola
è diventata una storia,
scrivere a degli indirizzi
che non esistono più,
essere soli con quasi tutto
quello che ancora si ama,
riflettere su domande oziose:
chi sei, da dove vieni?
regalar perle, abiti e libri,
anche - incompiuta - la scrittura
del gran dolore e del notturno mare.

Riconoscersi su vecchie foto,
in quella bambina ombrosa.
Accennare ad un commiato,
masticare pastiglie, bere tè insapore
come fosse filtro d'amore. Addolcire
con menzogne a chi resterà
il dolore e la pena
della inevitabile
dipartita.



                    Erika  Burkart      da      Turno di notte


2 commenti:

  1. Trasmettono sofferenza con un linguaggio non semplice, non è un andare sereno questo ultimo tratto di vita, malinconia del tempo passato e del presente...molto particolare anche il brano

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  2. Riguardo al linguaggio viene detto: " La malattia devastante le faceva talvolta scavalcare norme e confini linguistici e semantici: componeva parole nuove, non completava la frase, tendeva al nominalismo e aborriva frasi secondarie, preferendo l'accostamento di due principali :

    Vuoto di memoria, urto di memoria,
    panico di memoria, perdita di memoria;
    inganno e falsificazione; lente d'ingrandimento.
    A uno sguardo svanisce
    l'inconciliabilità di alcuni sogni;
    l'oro fiammante, blocco nero nero
    di anni indefinibili.

    Con il brano ho inteso comunicare - volutamente - un senso si sofferente disagio.
    Grazie del commento.

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