Il mio male era legato alla visione.
(…) L'estrema, e per me innaturale, calma che sento è forse dovuta
al fatto che è come se avessi chiuso un cerchio. O più
realisticamente, come nel mito della caverna di Platone, per
quarant'anni sono stato prigioniero della mia opinione, per
quarant'anni ho creduto passivamente non all'immagine diretta
e sensibile di mio padre, ma alla sua ombra proiettata sulla
parete della mia caverna. Io ho vissuto in un mondo illusorio
in cui ho ricostruito l'idea di un padre inesistente, congelato in
un tempo remoto immutabile. Io paragono il mondo che ho
edificato attorno a lui " alla dimora della prigione e la luce
del fuoco che vi è dentro al potere del sole". Allora - penso - il
mio male è nato nella caverna. E' nato dalla visione, anziché
delle cose reali, delle loro ombre. Io sono come il prigioniero
di Platone, incatenato fin dall'infanzia, che non avendo
esperienza del mondo esterno è portato a interpretare le ombre
" parlanti". Io, per quarant'anni, dentro di me, ho parlato con
l'ombra di mio padre, un'ombra maligna e austera, traditrice,
abdicante; ho immaginato mio padre immerso in una vita mille
volte migliore della mia, che mi guardava sprezzante, e la sua
ombra mi ha condotto quasi alla follia. Io, nella mia caverna,
non ho visto altro che questa proiezione. Il resto del mondo non
è mai esistito ai miei occhi. Poiché ciò che credevo essere il
resto del mondo, in realtà non era altro che l'alone soffuso dell'
ombra parlante di mio padre. Il mio male non è quindi diretta
conseguenza delle azioni di mio padre, ma effetto del preciso
atto di volontà che ho compiuto da bambino:rinchiudermi nella
caverna per vivere in contemplazione di quell'unica ombra
immensa. E allora nulla è veramente mai esistito nei termini
che ho creduto, neppure le persone a me più care.
E così, dunque, la calma che ora sento non è altro che
stupefazione, è l'attonita meraviglia che provo nella diretta
visione del mondo, delle persone che amo, che io vedo - ora -
per la prima volta nella loro oggettiva realtà. Adesso io nella
caverna mi sono finalmente voltato, mi sono liberato delle
catene ho la faccia rivolta verso l'uscita; i miei occhi sono
abbagliati dalla luce del sole, le forme dei miei cari mi
sembrano meno reali delle ombre alle quali ero abituato, e la
mia calma è dovuta alla contemplazione, al tempo che mi sono
dato per abituarmi alla nuova realtà.
Il mio male era legato alla visione. (…)
Andrea Pomella da L'uomo che trema
Rispetto agli estratti precedenti questo mi è piaciuto molto, non è scontata e tanto meno facile acquisire e accettare una tale consapevolezza, inoltre credo che il suo male non sia un caso isolato, al contrario diffuso ma pochi così consapevoli
RispondiEliminaIn effetti è un bel libro: l'ho letto d'un fiato e poi è molto attuale, anche se pochi - come giustamente dici tu - sono consapevoli di soffrire di tali patologie, e tanto meno sanno analizzarle ( ci vorrebbe però un analista esperto che li aiuti ).
RispondiEliminaGrazie del commento.
Io mi picco di essere a conoscenza di tutte le mie patologie, di sapere perché e per come ho effettuato scelte, senza ipocrisia e senza raggiri (nell'analisi), e di conseguenza mi crogiolo molto nella presunta consapevolezza anche di ogni scelta e del suo, successivo, rivelarsi errata.
RispondiEliminaServirebbe un analista che analizzi queste affermazioni magari svelandomi altri scenari e aiutandomi a sbagliare meno in futuro? Forse, ma dovrei esserne consapevole.
L' analisi seria non è un raggiro.
RispondiElimina( cmq ti contraddici definendola a una prima istanza " raggiro " e successivamente pensando che un analista/ terapeuta ti possa aiutare ( a scoprirti / capirti interiormente ).
C'è poca chiarezza e molta ipocrisia nel momento storico attuale che crede l'analisi " medicamento per i matti".
Non lo siamo forse un po' tutti ?
Il problema vero è che di professionisti preparati ( ci vogliono un sacco di anni ) e con disponibilità di tempo e denaro ( è un investimento molto costoso ) ce ne sono pochi.
O cmq non abbastanza.
Per raggiro intendevo soprattutto quello operato da noi stessi quando analizziamo sconfitte e batoste. La tendenza all'autogiustificazione è innata.
EliminaAppunto aprivo teoricamente ad un'esperienza esterna in tal senso. Ma non ho anni a disposizione, e neanche tutti 'sti soldi ;)