mercoledì 9 gennaio 2019
IL TERRITORIO SELVAGGIO DI LAURA 5
(…) Più il mondo esterno diventa in apparenza governabile, più il
corpo si rivela come il ridotto irrimediabile del selvaggio. Ciò
che ci sfugge, ciò che non riusciamo a controllare, anche se
sappiamo che controllo non è la parola, la cosa che dovremmo
fare. Vorremmo essere, anzi diventare corpo- mente, tutt'uno
con una sapienza che immaginiamo sfuggirci ,eppure.
Emicranie o la schiena che si infiamma, o la stanchezza che
sembra invincibile in qualsiasi momento del giorno, o il cibo
visto come un nemico, disseminato di proibizioni a volte reali,
a volte tribali. Tutto questo, un bosco minimo e ostile che
sembra essere ovunque e - a differenza di pressoché qualsiasi
altro bosco nel mondo, oggi - aumentare anno dopo anno.
Usciti dall'adolescenza e dai suoi mutamenti segretamente
terrificanti, la forza immediata della giovinezza riduce la
foresta. Riusciamo ad attraversarla di corsa, prima che venga
buio, e ci sentiamo al sicuro. Poi di colpo arriva il giorno in
cui la notte ci coglie prima che la traversata sia compiuta.
( E invece - a volte - il corpo come giardino terribile, come
luogo dell'uno: una parola detta o non detta, o un'intuizione
che suscita una rabbia fisica, da piegarsi in mezzo alla strada
e vomitare, o trascorrere la notte a occhi sbarrati, un'
esaltazione della mente che si trasmette al corpo, che prende
la forma del desiderio. Il corpo che è completamente te, nei
modi che meno presentano pietà per quello che credi di te
stesso ). (…)
Laura Pugno da In territorio selvaggio
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