sabato 19 gennaio 2019

DEVOZIONI PER OCCASIONI DI EMERGENZA 1

 
 
 
" Quando un uomo muore, un capitolo non viene strappato dal libro, ma viene tradotto in una lingua migliore " ( J. Donne )



I MEDITAZIONE

(…) Mutevole, e perciò miserevole condizione dell'uomo! Questo
       minuto sto bene, e sto male questo minuto.Sono sorpreso da un
       improvviso cambiamento, un'alterazione verso il peggio e non
      posso imputarla ad alcuna causa,né chiamarla con alcun nome.
      Ci sforziamo di stare in salute e prendiamo deliberazioni su
      cibi e bevande e aria e moto, e tagliamo e levighiamo ogni
      pietra che va a formare quell'edificio; e perciò la nostra salute
      è opera lunga e regolare: ma in un minuto un cannone batte
      tutto,rovescia tutto,demolisce tutto;una malattia non prevenuta 
      nonostante tutta la nostra diligenza, non sospettata nonostante
      tutta la nostra curiosità - anzi - non meritata, se teniamo conto
      solo della sregolatezza, ci convoca, ci afferra, ci possiede e ci
      distrugge in un solo istante. O miserevole condizione dell'uomo
      che non fu impresso da Dio il quale,immortale egli stesso,
      aveva collocato dentro di noi un carbone, un raggio d'
      immortalità che avremmo potuto- soffiandovi su- trasformare in
      fiamma; ma noi lo soffocammo col primo peccato; ci facemmo
      mendichi col porgere orecchio a false ricchezze, fanatici col
      porgere orecchio a falsa scienza. Così che ora, non soltanto
      moriamo, ma moriamo sulla ruota,moriamo per i tormenti della
      malattia e non basta, perché siamo pre- afflitti, super - afflitti
      da queste paure e sospetti e apprensioni di malattia, prima che
      possiamo chiamarla malattia; non siamo sicuri di star male:
      una mano chiede all'altra attraverso il polso, e l'occhio chiede
      alla nostra stessa orina come stiamo. O moltiplicata miseria!
      Moriamo, e non possiamo goderci la morte perché moriamo in
      questo tormento di malattia; siamo tormentati dalla malattia e
      non possiamo starcene tranquilli finchè il tormento non arriva,
      senza che pre- apprensioni e presagi profetizzino quei tormenti,
      ché inducono quella morte prima che gli uni o l'altra sia giunti;
      e la nostra dissoluzione è concepita tra questi primi mutamenti,
      comincia a muoversi con la malattia stessa e viene alla luce
      nella morte, che fa data da questi primi mutamenti. E' dunque
      questo l'onore che deriva all'uomo dall'essere un piccolo
      mondo: che egli ha in se stesso questi terremoti, improvvisi
      scotimenti; questi fulmini, improvvise fiammate; questi tuoni,
      improvvisi brontolii; queste eclissi, improvvisi offuscamenti e
      oscuramenti dei sensi; queste comete, improvvise esalazioni di
      fuoco; questi fiumi di sangue, improvvise acque rosse? E' egli
     solo per questo a se stesso un mondo, perché ha in se stesso non
     soltanto di che distruggere se stesso ed eseguire la condanna a
     morte, ma di che presagire quell'esecuzione; di che aiutare la
     malattia, antedatare la malattia, rendere la malattia ancora più
     inguaribile a furia di tristi apprensioni, e , a far quasi meglio
     divampare un fuoco, spruzzando acqua sui carboni; di che
     ammantare una febbre bruciante in fredda melanconia per tema
     che la febbre da sola non distrugga abbastanza rapidamente
     senza quel contributo, e non porti a compimento l'opera ( che
     è distruzione ) se non aggiungiamo alla naturale, innaturale
     febbre che abbiamo, una malattia artificiale nata dalla nostra
     stessa melanconia. O confusa scomposizione, o enigmatico
     disturbo, o miserevole condizione dell'uomo !  (…)



               John  Donne   da   Devozioni per occasioni di emergenza

2 commenti:

  1. Un testo molto intenso accompagnato con un brano delicato

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  2. Sono stata incerta se postare brani di questo complesso e poco conosciuto libretto di Donne (che ho impiegato un paio di mesi per reperire) perché non è obiettivamente di facile lettura. Però… però … ci dice qualcosa di vero sulla complessità del cuore ( e del cervello umano!) tenendo conto che siamo alla fine del '500 e la psicoanalisi era ancor di là da venire…

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