martedì 8 gennaio 2019

MAPPA PER L'ASCOLTO

 
 

                                                         Io ti conosco… maestoso silenzio…


Dunque, sapiente
è il corpo,
che sa morire  e consegnare
alla luce, mostrare
i denti piegare le due sponde
delle labbra, lacrimare
solo o faccia a faccia
sanguinare e squarciarsi
e dire parlare dire instancabilmente
parlare inascoltato.

Dunque, tra il silenzio assordante
dell'universo,
il nessuno che ama,
sentimento vertiginoso e tenero
che si sprigiona
come neve equanime
e spassionata - bella -
su noi distratti

e il mondo folgorato
e nero, nel fuoco di pianura,
il mondo patetico di scintilline
nella notte della visione aerea
di noi impastati di fango,
inadatti al volo sospesi
tra le bombe, dunque
tra tu universo e tu mondo
non c'è che il corpo, questa

minuscola mollica di pane,
questa fucina di passione
e quiete, questo sipario
delicato tra vuoto
e vuoto. Cacciati dall'universo,
dilaniati dal mondo,
il corpo è terra madre
postura raccolta per il balzo.

Dunque, solo il corpo
è patria e dimora
di noi orfani
spiumati
e senza casa,
il corpo sa
di muschio e zolfo
di essere immenso
di contenerlo
sa.


                                          ***


Io ti conosco
maestoso e ovvio lievitante
silenzio ti conosco
quando spieghi le ali
sulla mia testa di margherita
vana e stanca
ti conosco quando riempi
le vene di fioritura esatta
ricamata nella geometria del respiro.

Ti riconosco silenzio tenero
nelle tue vele
che imprestano minuscole
ali alle mie clavicole
ali di tela e foglie
ti riconosco dove
calligrafia d'albero
disegni altitudini lievi
e abissale nostalgia.

E ti avverto nel terrore
dei tuoi notturni
nella gola che si spiega
squarciata alla tua offesa
allora non più tenero
ma tremendo sei
silenzio
allora girovaghi nel sangue
per addestrarlo
a più vertiginoso inchino
e mi decapiti il pensiero
e oscenamente minuscola
mi getti nel gelido fuoco
dell'assenza di universo
opaca creatura
senza orientamento.

Ma dove sei
quando il mondo
mi ride addosso
quando mi assalgono di spilli
e disamorata e braccata
rispondo
a strappi e passi
di danza ubriaca
dove sei
nelle televisioni accese
a coprire gli urli seppelliti
al desco familiare
dove sei nei giochi sociali
che non lasciano tracce
di sangue ma buchi
a fiotti nella carne
invisibile del petto
dove sei non in guerra fame
violenza e miseria
ma nella quiete
con cui ci si dà il male
dove sei nella noia delle mani
che non sanno
più stringere né sfiorare
lavare i morti
calmare gli orrori infantili
con il tocco
di chi è preziosamente umano
e non pretende guarire
ma intende amare
volere il bene girare
i volti verso la luce.

Dove sei allora
silenzio
nell'assenza di mistero
e di vicinanza dove sei
nei corpi che non s'intendono
nelle facce che sbarrano
il passo, nei cappotti di spine
senza bivio per il respiro
che si fa forsennato,
davanti al loro ripetersi:
" Non sta succedendo
niente" - appunto -
dove sei silenzio
in quale tempo dimenticato
in quale perduta dimensione
in che ovvia misura
che non avverto e non sento?

Cura
di abitare l'anima
come l'animale
la sua pelle, abitarla
in gloria e luminescenza
e in pena e meschina piccolezza
in domestico deserto
abitarla sempre
anche in tua assenza
indossare la sua
carne senza spine
come corpo nuovo
come candida corrente.


                                     ***


Quando vuoi pregare,
quando vuoi sapere
ciò che sa la poesia,
veloce nella corsa,
senza indugio
cerca il gesto più piccolo che hai,
piegalo all'infinito,
piegalo fino a terra,
al suo batticuore.

Quando hai fame di luce
e l'amore è cinghia pesante
e il cuore stracolmo
di voli che allacciano troppo
al leggero del cielo,
istruisciti alla pura verità,
quella che non vuoi
e nemmeno immagini,
quella " polvere sul pavimento
e pane sulla tavola ",
ginocchia sbucciate
e pane che parla,
dice la fame giusta.

Offriti al paesaggio grande,
dalla finestra
o in piena aria aperta,
chinati a portare il mondo
sulla schiena nelle ossa
e poi lascialo
scivolare sbocconcellarsi
ai piedi della terra,
ascolta il suo silenzio
che risponde:
" Qui neve su albero.
Qui foglia piccola su pianura
immensa. Qui ghiaccio
esatto. Qui apprendista della luna
raccoglie luce".

Ci vuole incrollabile
ardente pazienza
e vicinanza al pavimento
fronte che lo fronteggi
e dica l'amore pesante,
la fame dei giusti mietitori,
di macina.
Per cercare un'altra strada
al desiderio che ti inaridisce
ci vuole furore,
farsi creatura randagia
nel disastro delle falci,
che ti cali il silenzio
sulla testa, l'affamato
sapere che tace
e fa foresta delle ferite.

Se vuoi dare la forza,
raccogliti in un balzo,
uno slancio senza mondo,
polvere da spazzare con devozione,
piccoli scricchiolii di ossa
che parlano alle tue prossime ceneri:
se vuoi essere adesso,
dàtti la forza,
senza salvare,
senza costringere l'amore
in relazione, lascialo soffiare,
mietere. E' un grande paesaggio
il mondo,
un uccello piccolo su un palo
lo conserva, ha sguardo.

Non serve squarciare il cielo
a caccia di segreti
se tu - abbagliata -
che di notte scegli,
non guardi la luce minuscola
ma il buio tutto
che le preme attorno.
Visto che non puoi
essere qui, allora ama altrove,
in rettilinea sequenza,
allora prega.



          Chandra  Livia  Candiani      da     Mappa per l'ascolto



2 commenti:

  1. Mi piacciono molto sia i versi che la musica, davvero piacevole lettura e ascolto, riesci sempre ad azzeccare gli accostamenti

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  2. Grazie,
    Come già ho avuto modo di dirti qui, ricreare l'atmosfera di un testo non è cosa semplice ( anche perché l'interpretazione dello stesso è sempre assolutamente personale ). C'è molto lavoro di ricerca dietro, una buona dose di intuizione e un po' di fortuna…

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