giovedì 10 gennaio 2019

ALLA FERMATA, CON STELVIO

 
 

                                                             Non hai portato via niente…


LA VOCE CORTA

C'è sempre un anno che precede, con una voce corta
che ti dice che è giusto partire, rimescolare
le frasi, fare a pugni coi desideri e le intenzioni,
e c'è sempre un anno nuovo, nel quale è doloroso
tornare, rivedere volti appesantiti - anche se di poco -
perché poco il mondo si è spostato, giorno per giorno,
mentre pensavi che tutto passasse a rilento.
E ora eccomi qua, nella stanza come nuova,
tra pareti che non parlano più, e che a stento,
se potessero parlare, mi riconoscerebbero.

In mezzo sta il tempo che è passato, la smania
di andare a senso, il dubbio su cosa sia esattamente
quello che si passa vivendo, diventando, amando.
Stare bene o stare male, quando sei in questo guado,
non conta e non importa. Gli abiti saranno
più vecchi di un anno. Quelli che volevi gettare
- chiaramente rammendati - non potrai metterli più.


Proprio come una giacca mai indossata, finita e fuori moda,
è questa stazione del ritorno. Foraggiarne il ricordo
è come riaprire il guardaroba e trovarci
un cadavere allo specchio. I ragazzi della scuola,
la grande donna del bancone, lo screzio del collega,
cosa saranno mai. Ora più niente. Un oscuro pianeta
in una tasca interna, ma come mi manca
l'allegria di non sentire più me stesso, di potere
essere ancora e adesso, giocare a carte di notte,
andare avanti, senza sapere, senza prezzo.


                                         ***


IL DISTACCO

Hai coperto bene la paura con l'assenso,
il bruciore di un osso con una cavità entrante
e mancante nella mente, mentre spiegavi
e rispiegavi che non era il tempo - quello - buono
per l'innamoramento, e intorno c'era già fruscìo
di ricci e castagne e foglie di platino adamantine;
su tutta la strada ragionammo su come salvare
un amore che voleva cominciare: in mezzo
alla plastica e al niente io vedevo il tuo vestito,
il suo colore di rifiuto, le mezze scuse, le mani
che battono sul volante, e tu mi chiedevi
di uscire, di non farti del male, ma da una
vastissima distanza, una danzante valle distesa
ormai tra due silenzi, tra una fine decisa, tutta
di metallo,;sentivo il freddo delle tue parole
dall'anima fino alle gengive, e questo solo
è il mio ricordo: non hai portato via niente.



                       Stelvio Di Spigno      da      Fermata del tempo


2 commenti:

  1. Struggenti versi accompagnati da una melodia stupenda ma malinconica...

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  2. La " melanconia " è un sentimento che a volte ci accompagna, ma in modo dolce senza toglierci la consapevolezza del vissuto ( " come mi manca l'allegria di non sentire più me stesso…" ) e di quello che ancora ci attende…).
    Grazie del passaggio.

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