domenica 20 gennaio 2019

L'UOMO CHE TREMA ( presentazione )



L'uomo che trema racconta. Guarda la sua malattia come se fosse un corpo estraneo, la viviseziona, cerca di capire qualcosa di importante ( e di farcela capire ). E' in gioco il senso di tutto - per lui - che sa che più si è depressi " più le cose si fissano nell'attesa di farsi ghiaccio", come scriveva Cioran. E, in un certo senso, la sua cronaca è di ghiaccio. Proprio per questo emoziona nel profondo.
Le reazioni del corpo e della psiche alle aggressività chimiche dei farmaci, la paura, i vari incontri con gli psichiatri, il rapporto con la compagna e con il figlio costretti a convivere con i tumulti della malattia. Le corse per le vie di Roma, le passeggiate nei luoghi di Giuseppe Berto ( autore de " Il male oscuro " ) e, al culmine della sofferenza, l'appuntamento che riporta in vita un antico fantasma di famiglia, il padre ripudiato. Uno spiraglio di luce, la possibilità di pronunciare - forse - la parola " guarigione".
Leggere questo libro significa immergersi nel mondo di un altro fino a sentirlo completamente proprio. Significa seguire - passo dopo passo , con i sensi in allerta - il percorso da una condizione di dolore assoluto a una condizione nuova e possibile. Significa - letteralmente - essere rapiti. Perché, a conquistarci, sarà la temperatura di ogni riga, la pasta della scrittura, l'intelligenza febbricitante, la qualità dello sguardo. In una parola: la voce dell'uomo che trema.



                                 ( f )

4 commenti:

  1. E' una tematica - quella della sofferenza psichica - che mi prende sempre molto perché non sempre adeguatamente compresa e, se anche se oggi la psichiatria ha
    fatto molti passi per spiegare come questo tipo di disagio rimandi spesso ad una causa organica, mi pare di avvertire che a livello sociale c'è ancora molta ignoranza al riguardo, molta prevenzione e pregiudizi : ( " non è cosa che abbia a che fare con me; io , per fortuna, ne sono fuori ! ).
    Il che non è vero ed è presuntuoso dirlo in quanto ( a meno che si tratti di patologie ereditarie ), non è dato sapere come si comporterà il nostro cervello
    in particolari situazioni di tress psichico, quale può essere quello di un lutto o di una grande perdita affettiva.

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  2. Concordo pienamente, servirebbe abbattere questi muri di pregiudizi e di vergogna verso chi è mentalmente più vulnerabile, anche se non si conoscono tutte le cause, a volte sono genetiche, o manca una fondamentale sostanza, ricordo un mio paziente terminale che abbiamo scoperto (tardivamente per lui, i medici hanno sbagliato la diagnosi molti anni prima che arrivassimo noi delle cure palliative) avere una patologia neurologica (non mentale ma organica)in cui mancava una determinata proteina, la medicina non ha tutte le risposte è in continua evoluzione tra vera (poco pubblicizzata e sostenuta) e falsa (sempre in tv e sulla bocca di molti) ricerca

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  3. Avere pregiudizi - comunque - non è mai segno d'intelligenza e può portare - al contrario - molti danni.

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