mercoledì 2 gennaio 2019

DEGAS PARLA 7


(…) Degas non aveva mai avuto opinioni politiche. La pittura era
       il suo lavoro e il lavoro era tutta la sua vita. Mi pare di aver
       individuato la genesi del suo interesse per la vita pubblica. Ciò
       che dirò sembrerà paradossale - lo ammetto - ma non bisogna
       mai dimenticare che stiamo parlando di un uomo fortemente
       portato al paradosso, come dimostrano del resto anche le sue
       opere. Ed è proprio alla luce di questa inclinazione che si
       comprende come mai, verso i cinquant'anni, iniziò a prendere
       gusto per la lettura dei feuilleton, e in special modo per i
       romanzi di Dumas. Zoè, la sua cuoca, glieli leggeva durante i
       pasti. Degas ascoltava in modo del tutto acritico. Le ore che
       trascorreva nell'atelier erano piene di difficoltà; quelle che lui
       prendeva durante i suoi pasi solitari erano dedicate al riposo e
       Dumas padre era perfetto per conquistare gli spiriti semplici.
       Degas lo ascoltava docile, soddisfatto. La storia di Francia,
       raccontata così, diventava una fonte di emozioni romantiche.
       Ma un giorno Degas cambiò autore. Tra il '90 e il ' 92
       cominciò a circolare " La Libre Parole " di Edouard Drumont.
       Nel decennio precedente una serie di scandali aveva dato l'
       impressione di un generale decadimento dei costumi francesi
      e Degas ne aveva senza dubbio sofferto.Drumont, pamphlettista
       vigoroso, pretendeva di avere una spiegazione per questa
       decadenza. Degas ascoltava il suo editoriale quotidiano con la
       stessa docilità con cui aveva ascoltato Dumas padre. Divenne
       assai presto anche lui un lettore appassionato di Drumont. Era
       sempre molto attento a non manifestare il suo antisemitismo
       davanti a noi, per via delle origini ebraiche di mio padre. Con
       me non nascondeva le sue opinioni, ma non avrei mai pensato
       che esse avrebbero provocato un giorno la rottura della nostra
       amicizia. Invece fu quello che accadde. (…)



             Daniel  Halévy    da      Degas parla

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