sabato 12 gennaio 2019

DONO E PERDONO 4



CONOSCERE SE STESSI PER CAMBIARE SE STESSI

(…) La rinuncia alla vendetta e il percorso richiedono inoltre il
       coraggio di uno sguardo lucido su di sé, l'esercitarsi alla
       conoscenza del proprio cuore, da cui vengono i pensieri
      malvagi e quelli segnati dalla bontà.Solo chi conosce il proprio
      peccato, il male che lo abita in modo a volte oscuro e opaco, e
      sa discernere come possibile inquilino delle proprie profondità
      anche l'inferno, può trasformare i propri sentimenti di vendetta
      e di giustizia retributiva in  compassione ed empatia verso chi
      ha recato offesa.
   Leggere e rileggere il male subìto senza dimenticarlo, distinguere
     l'azione che ha provocato il male dalla persona che l'ha
    commesso,mettere a confronto l'oggettività dell'offesa con la sua
    soggettività e con la propria interpretazione è un lavoro faticoso
    che solo gradualmente mostra la sua capacità di trasformazione,
    di cambiamento dei sentimenti dell'offeso. Deve succedere
    qualcosa nel cuore, una" conversione" possiamo dire, attraverso
    la quale non si desidera più la vendetta, ma ci si predispone alla
   benevolenza verso l'offensore,fino all'assunzione di atteggiamenti
   che contrastino ogni sentimento negativo.
   Nel cammino di guarigione dal male subìto può essere di grande
   aiuto il poter condividere con qualcuno la propria sofferenza.
   Raccontarla a chi sa ascoltare con intelligenza, significa essere
   liberati da quella penosa sensazione di solitudine che chi ha
  patito l'offesa nutre in sé:egli infatti vede che il peso della propria
  sofferenza è condiviso, è in qualche modo anche portato da un
  altro, dal quale impara un'interpretazione diversa dell'accaduto
  e accoglie una consolazione. Vi sono mali subìti che noi
  rimuoviamo, impedendoci di guardarli in faccia e di assumerli,
  così ne restiamo succubi. " I fatti passati sono incancellabili, ma
  il senso di ciò che è avvenuto non è fissato una volta per tutte "
 ( Paul Ricoeur, filosofo francese morto nel 2005, n.d.r.) e la
   presenza di un confidente, la sua parola può molto illuminarci.
  (…)



                   Enzo Bianchi    da      Dono e perdono

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