Che cosa sia il tuo sonno adesso…
Giacomo, la tua voce
si spezza nelle generazioni vuote
che separano vite quasi uguali,
tra pochi fiumi, crinali che uniscono.
Sono a cercarti queste sparse nubi,
le pecorelle eterne, la tempesta;
vorrebbero risponderti le cose
che hai chiamato:
che cosa sia il tuo sonno adesso vedono
passeri ancora soli
e una nuova Nerina, che ora lei
vorrebbe te che muovi ad adunanze.
Viene a cercarti, per dirti a chi ride,
la Primavera, ma tu già lo sai:
ardi in tutte le cose che ragionano.
Sulle siepi ritorna ancora il fuoco
delle lucciole che dura sì poco.
***
Un soffio nel creato, senza centro,
che non leghi più altri alla catena
ma produca una maternità oscura
per le bestie smarrite, per le specie;
generi nuovamente ciò che c'è,
lo sollevi e distolga dal terrore.
Lascia che si riformi per passione
una bolla senza più genitura
che le accolga le cose - tutte quante -
orfane e smenticate, che le medichi,
le rialzi per essere mandate
libere nella favola di grani,
di girasoli che più non si bruciano,
di tempeste imminenti, ferme al soglio.
***
Ora è il tempo di entrare nell'inverno.
Sfiammata la stellata,
è la via battuta dai tordi,
dai tempestosi suoni dei colombi,
dai soffi delle tortore
che si ripetono al mondo.
Batteranno ore e ore alla torre
di un borgo, senza alcuno a
svegliarsi, senza l'alba
protetta da un chiamare.
Ora vieni, che è inverno,
scendi con noi a distendere ossa
dissaldate dal freddo,
il sangue morto dell'anima idraulica
sì che si svegli il soffio. O scenda immane
- doppia e senza fiammella - un'altra pace.
***
Ho toccato stanotte
i confini del cosmo,
di là una coltre lattiginosa,
il vuoto a confinarlo.
Qui cominciò la nenia, qui finisce:
il campo estremo non più coltivato
e poi più niente: il ricordo s'arresta
dove principia - sempre .
Fa' che chiuda, fa' che chiuda le mani
a stringere qualcosa, fosse pure
la mano di qualcuno andato via
ma che lasci la traccia nella mano;
fa' che ci sia - tra una traccia e l'altra -
ancora la mia vita.
***
Se il dolore fosse questa spina,
questa lunga dorsale della vita
forse non saremmo altro che niente,
e dobbiamo ringraziare
che ci venga a visitare e ci porti
notizia delle cose
che nell'ombra ci appaiono e nel turbine.
Daniele Piccini da Inizio Fine
Música bella ma molto malinconica, come questi versi
RispondiEliminaSì,è la "parola" dell'assenza definitiva, quella senza risposte e senza rimedi " Vengo cercarti fra queste sparse nubi"; quella che tocca il freddo e il dolore del tempo attuale " Ora è il tempo di entrare nell'inverno"; quella che spera di avere ancora - tuttavia - " qualcosa da stringere, fosse pure la mano di chi è andato via, ma che lasci la traccia nella mano…"
RispondiEliminaUna " parola" che nasce da un cuore pieno di dolore e nostalgia e che ci tocca intimamente per la sua umana verità.
Grazie