sabato 26 gennaio 2019

LA MEMORIA RENDE LIBERI 2


(…) Lo è davvero? No di certo. Paraossalmente l'orrore assoluto
       dell' Olocausto copre, con il sangue e il fumo delle ciminiere,
       la vergogna assoluta della discriminazione progressiva degli
       ebrei d' Europa, cominciata ben prima dello scoppio della
       Seconda Guerra Mondiale e quindi non relativizzabile come un
       aspetto tra gli altri dell'inumanità di quel conflitto totale. E
       allora vale la pena rompere il rituale, fermare la recita,buttare
       la foto del nazista in divisa nera con rune e cane lupo, e dell'
       ebreo con cappellaccio,cernecchi, barba incolta e palandrana.
       Non è una storia di uniformi e palandrane, non è una storia di
       guerra, non è una storia di diversi. Nell' Italia fascista - e non
       solo in Italia - persecutori e perseguitati erano stati parte della
      stessa società,vestivano allo stesso modo e spesso la pensavano
      allo stesso modo sul regime. Eppure venne un giorno in cui i
    primi decisero che i secondi non avrebbero potuto più insegnare 
     o imparare, lavorare o possedere, fare impresa o risparmiare,
     per via della fede dei loro genitori, anche se persa o non
     tramandata. Erano semplicemente una stirpe, una discendenza
     da emarginare. Arrivarono poi direttamente, passando da
     alleati e occupandi, coloro che erano stati gli ispiratori di
     quella politica di discriminazione per trasformarla in
     annientamento.E in tanti italiani chiusero gli occhi, si voltarono
     dall'altra parte o aiutarono attivamente: l'orrore vero per me
     è lì, al primo metro del cammino per i campi. (…)



      Enrico Mentana  ( Introduzione a )  La memoria rende liberi


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