domenica 13 gennaio 2019

LA VITA SCHIVA 2



(…)La scelta schiva, non equivale necessariamente a " schivare la
      vita", a ritirarsi in una beata vacanza in qualche luogo
      disabitato per inseguire la propria felicità in santa pace,
      smettendo - di punto in bianco - di frequentare il prossimo.
      Occorre imparare a prendere le distanze proprio nei momenti
      di maggior pienezza dell'emozione di vivere insieme ad altri.
      Imparando a partire e a viaggiare da soli, a camminare senza
      alcuna compagnia,a chiudersi la porta dietro le spalle esigendo
      che nessuno disturbi - non per lavoro - ma per pensare in
      libertà. Questi sono " atti topici". E poi: dormire da soli,
      gironzolare per strade sconosciute o per musei senza ciceroni
      di sorta, rifugiarsi in una biblioteca o, anche se non credenti, in
      una chiesa. Senza che per perseguire il proprio intento si debba
      scendere in un rifugio o in una trincea, dalla quale osservare -
      attraverso gli occhi altrui -le miserie umane credendosi protetti
      e innocenti. Si tratta - semmai - di riconquistare una possibilità
      di convivenza - seppur instabile - con tutto, tra il diritto a
      dire onestamente " questo sono io" e il resto del mondo, che si
      renderebbe più amabile, più evoluto e più assennato se
      intraprendesse i nostri esperimenti con la solitudine. A tale
      scopo far esercizi schivi, nel vicino o nel lontano, per poco o
      per molto, ci aiuterà a capire quale sia il livello di tolleranza
      e di sopportabilità del nostro saper stare soli.
      E' una prova di maturità questa nell'interminabile iniziazione
      ad essa.
      Ammesso che inseguirla possa ancora avere un peso. La più
      ardua, specie se non ci congediamo dalla comunità dei  nostri
      simili almeno di quando in quando per masochismo, per
      espiazione o per misantropia. Per qualche sofferenza psichica
      che la solitudine non può guarire. Piuttosto per iniziarci - in
      questa libertà privilegiata di per sé rara e non comune  - a
      qualcosa di inusuale che riserva sempre sorprese, che non
      interrompe - anzi prolunga - la nostra autoeducazione.
      Quando il compimento della nostra storia di formazione inizia
      proprio quando ci chiediamo se siamo in grado di diventare 
      maestri di noi stessi, non soltanto esploratori dei nostri enigmi.
    Sapendo ormai bene quel che vogliamo da scelte controcorrente
    e anticonformiste, eccentriche e incomprese.  (…)



                    Duccio  Demetrio    da       La vita schiva


 

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