" Raccogliti in questa solitudine…"
(…) L'imperatore - filosofo Marco Aurelio, ammirato da Agostino
d' Ippona, ebbe a scrivere : " Alcuni cercano di ritirarsi tra i
campi, al mare, sui monti… ma tutto questo è degno di un uomo
volgare e ignorante, ché tu puoi - quando tu lo voglia - ritirarti
in te medesimo… Raccogliti dunque in questa solitudine e ti
rinnoverai… coltivando l'orto di te stesso".
In questo diario, definito da Jules Renard " Il Vangelo dei
pagani", la vita schiva trova la sua prima e compiuta
giustificazione filosofica, secondo i dettami della tradizione
stoica. Ed è, trattandosi di una lunga meditazione affidata alla
scrittura, il primo esempio di solitudine pensosa.
Il prendere le distanze, in una versione laica della suggestione
eckhartiana e stoica, assume tutti i toni di un moderno " fai da
te ", che rende il proprio pensare, senza allontanarsi troppo
dal mondo, il più segreto eremo. La cui aconfessionalità, o la
cui ispirazione fideistica dipenderanno da scelte non per forza
inconciliabili - tra una ricerca di sé nel mondo e una tensione
metafisica completamente lontano da esso.
Lo scontento di quel che siamo, il senso del limite, l'
inappagabilità dell'esistenza che dobbiamo vivere restano
comunque i motivi dominanti di qualsiasi bisogno di solitudine
non banale. Non solo rigenerante o antistress. (…)
Duccio Demetrio da La Vita schiva
Una musica molto suggestiva e una riflessione interessante
RispondiEliminaUn po' - come si dice anche nel testo - controcorrente ( chi parla più di perdono, oggi? Anzi, la vincono i furbi e non chi si fa' carico dell'opera di " smantellamento " dell'aggressività di cui si carica chi è stato offeso…. E che passa pure per " debole". In realtà ci vuole una certa dose di coraggio e un lungo lavoro su se stessi per arrivare a perdonare torti - anche pesanti - subiti ).
RispondiEliminaGrazie del passaggio.
Sempre che lo si voglia,il perdono. Veramente.
RispondiEliminaOvviamente si ( per quello che riguarda il lato " esterno e pratico " della questione da risolvere.
RispondiEliminaPer quanto riguarda i sentimenti interiori - invece - può essere una scelta di chi ha subito il torto il fatto di perdonare piuttosto che mantenere il rancore .
Io però - personalmente- sono convinta che mantenere ( e coltivare ) sentimenti di dolorosa rabbia con propositi di vendetta faccia più male a chi li pratica che a chi li riceve ( o almeno hanno la stessa valenza ). In sostanza ( come è detto anche nel libro ), la vendetta può dare una soddisfazione momentanea ( come di un senso di giustizia ripristinato ), ma da lì non si va avanti di un centimetro nella crescita personale.
Grazie per l'intervento.