mercoledì 31 gennaio 2018

TI PORTO...

 
 

                                                   Ma quel che volevamo non lo sapranno dire...



Ti porto
come il più necessario dei pesi
il più caro
il più doloroso
somma d'inerme bellezza
che mai più mai più.
Sulle spalle ti porto
sono un uomo piegato
che strazia i punti cardinali
con la tua esposizione
un dio esposto
che ti lascerà cadere
frammentata in meteore
a fecondare la terra
su cui ora strisciano le fronti.
E cadranno i tuoi occhi
irraggiando cupole e vicoli di nerezza
cadranno le tue gambe
moltiplicando tumuli e altari
cadrà il velo dei tuoi capelli
su ogni operosità e ogni rinuncia
cadrà il tuo ventre
l'humus del sesso
a colmare i solchi perimetrali
cadrà anche la chiostra dei tuoi denti
ad azzannare l'aria del precipizio
e spalancare i templi.
Il tuo corpo smembrato
fonderà città e territori.
Il tuo corpo smembrato
edificherà la topografia del lutto.




Uno per il Desiderio
uno per la Gioia
uno per la Devozione
uno per la Cura
uno per il Coraggio
uno per la Visione
uno per la Metamorfosi.
I tuoi sette passi nuziali, Jaye.
Tu in abito maschile
io nella veste da sposa
dio-capro imbiancato e angelicato.
Noi Sole e Luna, Regina e Re.
Noi Rebis.
Il mio zolfo e il tuo mercurio.
Io non ho mai voluto - Jaye - altro che consegnarmi a te
portare sulla pelle il segno della definitiva appartenenza
ripudiare la falsità degli specchi per vedermi solo nei tuoi occhi
impegnare la carne nel transito da me a te, da me a noi
approdare mano nella mano al primo risveglio da eguali
dipapidarmi in te e ricostruirmi in eccedenza
abbagliare gli dei con la luce aurea dei miei denti
- noi, dall'antica ferita dimidiati e per le nuove ricostituiti
noi, i due volti colpevoli di eccesso -
riscrivere il mito, Jaye, inciderlo sul corpo.
Fino al giorno in cui il mito ti ha pretesa.
Io pongo il mio respiro in te, hai detto.
Io ricevo il tuo respiro in me, ti ho risposto.
Io pongo la mia parola in te, hai detto.
Io ricevo la tua parola in me, ho risposto.
Io pongo il mio occhio in te, hai detto.
Io ricevo il tuo occhio in me, ho risposto.
Io pongo il mio orecchio in te, hai detto.
Io ricevo il tuo orecchio in me, ho risposto.
Io pongo la mia mente in te, hai detto.
Io ricevo la tua mente in me, ho risposto.
Io pongo il mio piacere e il mio dolore in te, hai detto.
Io ricevo il tuo piacere e il tuo dolore in me, ho risposto.
Io pongo le mie azioni in te, hai detto.
Io ricevo le tue azioni in me, ho risposto.
Ci credevamo salvi perché interi
e oggi io non sono che il tuo kolossos
la pietra da cui tu, l'Oltrepassata, t'affacci per tornare.
Sono Orfeo, Jaye. Vengo dove tu sei soltanto per guardarti
soltanto per trasgredire una terza volta.




Diranno di noi
ciò che ai loro occhi
avremmo dovuto:
fonderci in un figlio
ciò che ai loro occhi
non abbiamo saputo:
che l'Uno è un viaggio da compiere dentro
o che l'altro è altro solo in apparenza.
Ma quel che volevamo
non lo sapranno dire:
il tuo cuore, a muovere il mio sangue
i miei polmoni ad insufflarti l'aria
lo scambio delle bocche, la tua
dentro il castone della mia faccia
le orbite - le tue - con i miei globi
le mani - mie
a finimento delle tue braccia.


          Laura  Liberale      Inediti

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