(...) La relazione erotica è oscena perché esibisce la ferita di
esistere ma qui risiede anche la sua sovrana purezza, quella
che consente di comunicare con l'altro nella comune, generosa
e incondizionata esposizione della nuda vita. Nella sensualità
di un corpo che si denuda, ciò che attrae non è l' essere, ma la
ferita, il vulnus dell'incompletezza: in essa risiede la possibilità
angosciosa di comunicare, di valicare la solitudine costitutiva
dell'esistente fino a costituire una comunità inconfessabile e
inoperosa degli amanti, come un'orgia di singolarità che si
trasmutano in corpi eucaristici. La vita è la storia di un lusso
dispendioso il cui culmine è la morte: ebbrezza del dissipare.
E l'esuberanza - per Blake come per Nietzsche - è sinonimo di
bellezza. L'oggetto del desiderio è il nulla a cui l'essere
abbandona l'esistente, mai l'essere pieno e intatto, non scalfito
dalla sofferenza: in tal senso - oggi - l'amore è poco praticato;
raramente vi è passaggio di calore o di luce tra un essere e
l'altro, poiché lo si intende perlopiù come incontro di due
persone piene, narcisisticamente compiaciute, che mai
godranno dei privilegi della tenerezza, quello che alimenta una
straziante e inesausta passione di comunicare, in attesa di una
carezza. Nell'erotismo, il soggetto umano non si afferma, si
perde; la verità di Eros si manifesta sempre nelle sue lacrime ,
al modo di un bagliore di luce percepito tra due nubi.
Non si dovrebbe temere oltremodo l'infezione reciproca delle
ferite per neutralizzare la quale si applicano dispositivi
immunizzanti e si impone il principio di prestazione.
Bataille proponeva di "considerare come legge il fatto che gli
esseri umani non sono uniti se non da lacerazioni e da ferite".
In queste ultime troviamo la radice del nostro essere - in -
comune; ma chi è disposto a sperimentare nell'amore la
lacerazione della propria integrità ? Chi è disponibile al
contagio della relazione - verrebbe da domandarsi? (...)
Marco Vozza da Le maschere di Eros
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