(...) In un saggio del 1919, Riflessioni sull'amore , Lou Salomé
propone un'analisi assai persuasiva dell'innamoramento e del
suo problematico consolidarsi. La premessa di Lou consiste
nel sostenere la profonda analogia tra ebbrezza erotica e
creazione artistica : ogni amore, anche quello infelice, rende
felici per l'energia psichica che sviluppa nel soggetto, " senza
il minimo riguardo dell'amato". In quanto eccitazione festosa
e intima esultanza, l'amore manca dell' attributo di
responsabilità insieme a quello di reciprocità. Nella migliore
delle ipotesi, proviamo meraviglia e gioia che le cose fuori ci
rilancino il nostro gioioso richiamo. Ed escogitiamo sempre
qualcosa di nuovo per poter inviare e ricevere di ritorno tutte
le tenerezze e i segreti della nostra anima - tutte le esuberanti
ricchezze, che naturalmente non sono che illusione e delizioso
inganno in riferimento alla pura e semplice persona dell'altro,
ma hanno in compenso una loro verità in quanto espressione
dell'emozione da cui siamo stati presi e che adorna l'altro con
ogni splendore possibile".
La passione amorosa - prosegue Lou Salomé - è
costitutivamente incapace " di accettare oggettivamente un
altro, di interessarsi a lui, dedita com'è esclusivamente al
potenziamento del polo egoico, configurando una solitudine
che " come contornata da mille specchi scintillanti, pare
ampliare se stessa e diventare un mondo che tutto comprende.
Tuttavia l'oggetto amato vi ha solo il ruolo di un pretesto
stimolante". Così appare l'atto creativo proprio del solipsista
che, incrementando le facoltà immaginative del soggetto,
giunge a considerare il mondo esterno una propria creazione.
Questa creazione riveste caratteri fiabeschi, pone l'oggetto
amato in un'atmosfera dal cromatismo scintillante rispondendo
a quel generico " desiderio di bellezza" a cui si richiama anche
il Narratore proustiano. (...)
Marco Vozza da Le maschere di Eros
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