lunedì 29 gennaio 2018
LA MALINCONIA DI SOREN 2
(...) Tutti vengono partoriti nel dolore, ma alcuni continuano a
vivere per il dolore come discepoli dell'angoscia . Nel caso del
filosofo danese," l'angoscia, il dolore e lo smarrimento avevano
lentamente forzato il catenaccio della coscienza", una
disperazione che disperde ogni amabilità pur disponibile nella
vita di un uomo. La consapevolezza che viene elaborata è
nichilisticamente declinata :" qual qualcosa che sono io è
esattamente un niente ", un'esistenza in suspenso , incapace di
aderire alla configurazione del reale, tetragona dell'
affermazione e incline al forse .
L'educazione ricevuta dal padre, vegliardo malinconico , è
all'origine della malinconia di Soren, così ben metabolizzata al
punto da diventare quasi una causa endogena, cronica, che poi
la morte del padre rafforza come causa esogena, acquisita.
Dunque malinconia congenita e potenziata nel corso del tempo.
" La morte di mio padre fu per me un colpo così tremendo che
non ne ho mai parlato con nessuno. Il proscenio della mia vita
è oltremodo velato dalla più tetra malinconia e dalle nebbie
della miseria diffusa nella profondità della mia anima che non
fa meraviglia se io ero quello che ero. Ma tutto questo resta
un mio segreto. In altri forse ciò non avrebbe prodotto un'
impressione così profonda: ma si pensi alla mia fantasia e
specialmente nei primi tempi quando essa non aveva alcun
compito cui applicarsi. Questa malinconia congenita, questa
immensa dote di dolore, questa situazione così profondamente
dolorosa come l'essere educati da bambini da un vegliardo
malinconico".
Nei confronti del padre, Soren rimarrà sempre umanamente
riconoscente, perché è comunque un dono ereditare un'
infelicità permanente e una cospicua dote di dolore. (...)
Marco Vozza da A debita distanza ( Kierkegaard, Kafka, Kleist e le loro fidanzate )
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