" Dolce è la vendetta, specialmente per le donne"
(...)C'è una forza sottile e imperscrutabile che attrae gli esseri l'uno
verso l'altro, li avvicina e li avvince, che li consuma e li perde.
Una forza che attraversa i singoli, ma non appartiene alla
coscienza: un impulso che - come accade alle traiettorie delle
particelle - attira e orienta i percorsi degli uni verso gli altri,
unendoli, facendoli interagire e proiettandoli oltre dopo averli
trasformati. Non sappiamo chi sia l'alchimista segreto che
muove e combina gli elementi se non attraverso gli effetti che
produce.
La seduzione opera ovunque, ha molteplici sembianze e nomi e
non possiamo ridurla al fenomeno dell'attrazione erotica tra
due esseri, ma dobbiamo conferirle un significato ampio, che
racchiude ogni ricerca mossa da Eros:da quelle dello scienziato
nel suo laboratorio, alle esplorazioni dei viaggiatori verso
nuove mete, al pellegrinaggio perpetuo dei monaci, agli
amorosi lamenti degli antichi trovatori.
Ovunque c'è Eros c'è seduzione.
Ma - come ci ricordano gli antichi - la seduzione non è un'
attrazione armoniosa del simile per il simile, un movimento di
avvicinamento che corona il sogno dell'unione perfetta, che
acquieta i cuori e li sospinge l'uno verso l'altro beatamente.
Essa è insidiosa, subdola, pericolosa, apre ferite, scardina gli
equilibri, getta l'anima nelle tenebre. Meglio non essere toccati
da lei - affermavano i tragici greci - perché non lascia indenni:
al contrario, rovina, porta distruzione e perdita Saffo per amore
si lancia in mare da un'alta rupe, Pietro e Giovanni evangelista
abbandonano le loro famiglie e il loro mestiere, Tristano e
Isotta si lasciano morire, Orlando perde il senno, Edipo ne
viene accecato.
Ma perché domandiamo l'amore che unendo pacifica e
cerchiamo invece ciò che ci separa e ci travaglia? Perché, se
ambiamo all'armonia, ci troviamo incamminati verso luoghi
sconosciuti e minacciosi?
Una prima, eccelsa risposta a tale dilemma ci viene dal passo
di Proust tratto da La Prigioniera : " Si ama solamente ciò in
cui si persegue qualcosa di inaccessibile , quel che non si
possiede ". Tradotto in termini psicologici ciò significa che noi,
attraverso l'incontro con l'altro, entriamo in contatto con zone
ignote e oscure della nostra psiche, che possono essere
contattate solo attraverso una loro proiezione sull'essere che ci
sta davanti, foriero di cambiamenti. L'altro incarna allora l'
occasione unica e irripetibile di un confronto con l'inconscio:
del poter contemplare una dimensione ignota del nostro essere
che chiede di venire integrata dalla coscienza, esplorata e
riconosciuta . (...)
Aldo Carotenuto da Riti e miti della seduzione
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