Franz Kafka
(...) Franz Kafka vive nel " continuo terrore di non saper più
scrivere ", inetto e sconsolato come un vecchio che la sera
torni a casa con la merce invenduta. Spesso la sua vita manca
di giustificazione, così da identificarsi esclusivamente con la
malattia, con l'astenia cronica, con l'inconsolabile malinconia,
con la sofferente disarmonia, con la colpevole esclusione dal
mondo degli individui attivi. L'affetto e le attenzioni di Felice
assolvono ad una funzione vicariale di giustificazione esogena
senza riuscire a placare completamente l'inquietudine di un
uomo che deve legittimare con indistruttibile evidenza il senso
del proprio venire al mondo, di una nascita che Kafka non ha
mai considerata compiuta in modo soddisfacente.
" Senza scrivere, ero in lite con me stesso", confinato al nulla,"
se non scrivo c'è come una mano intransigente che mi allontana
dalla vita", confida Franz a Felice. Lei lo osserva senza
comprenderlo:" il tuo sguardo non vuole fissarmi,passa sempre
al di sopra di me", rendendolo ancora più incerto col negargli
un sia pur formale conforto relativo ai racconti che le ha
inviato :" sii gentile col mio povero libro!", implora Franz.
Egli cerca il sostegno di una donna risoluta e vivace, ma
contraddittoriamente, desidera anche una sensibilità che
probabilmente si è già estinta attraverso la dispersione
consumata nel mondo esterno.
Ora egli vede con chiarezza l'estraneità della donna alla sua
vocazione letteraria, la sua appartenenza ad un mondo che
sfugge alle domande improrogabili dell'esistenza, che non
avverte l'esigenza di giustificare la propria vita e, al fine di
reprimere l'imperscrutabile senso - neppure l'istanza di
prendere dimora nel mondo dei significati. Tra quest'ultimo
mondo, che egli colloca in una inattingibile sfera iperuranica
o piuttosto ipogea e il mondo degli affetti, che prende forma
nella prossimità condivisa dell'esistere, sussiste per Kafka - che
pure ha sempre avvertito un inestinguibile richiamo verso la
comunicazione fra i due mondi - una dolorosa estraneità, una
distanza siderale che neppure l'incontro con Mìlena saprà
colmare . (...)
Marco Vozza da A debita distanza ( Kierkegaard, Kafka , Kleist e le loro fidanzate )
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