" Les sanglots longs des violons de l'automne blessent mon coeur d'une langueur monotone..." ( Paul Verlaine )
(...) Nella vita degli uomini ci sono incontri che si fanno destino e
incontri che fanno parte di un destino. Come certi amori
autunnali, che odorano di foglie morte e di muschio, che sanno
di terra bagnata, di castagne e di forre. Sono questi amori che
sfiniscono la vita e avvelenano l'esistenza senza ucciderla.
Come i violini di Verlaine, come i colchici di Apollinaire,
recano con sé lacrime e veleno che rigano il volto e
intorpidiscono la lingua e le estremità degli arti. Ma non
uccidono quasi mai. Il cuore continua a pompare il sangue
nelle arterie, la frequenza respiratoria si mantiene regolare, la
mucosa dello stomaco secerne succhi gastrici. E' ancora
possibile perfino lavorare, uscire a fare due passi, sedere con
gli amici ad un tavolino - quello di sempre - sorseggiando del
bianco rhum portoricano e fumando una sigaretta. Oppure
sfogliare - con malcelata indolenza - il quotidiano, mentre si
attende in fila il proprio turno alla Posta e la ragazza davanti
a noi si passa annoiata la mano sui capelli.
Ogni tanto - poi - ci prende un groppo alla gola: non ritroviamo
più la strada di casa e ci disturba la coppia di innamorati che
con passo sicuro attraversano il traffico cittadino, costringendo
le auto a fermarsi o a suonare il clacson ( Mais les enfants qui
s'aiment / ne son là pour personne ).
Eppure la salute è buona - il medico di famiglia lo ha detto
apertamente -; e allora perché quel groppo alla gola, quell'
improvviso sentirsi disorientati nella nostra città - quasi fossimo
dei turisti , quasi fossimo una scolaresca in gita? -
Perché quel sottile e inatteso fastidio per un uomo e una donna
che, incuranti di tutto quanto li circonda, si lasciano guidare
dall'amore dove l'amore li conduce ( Il sont ailleurs bien plus
loin que la nuit) ?. (...)
Francesco Ricci da Tre donne
Nessun commento:
Posta un commento