" La tristezza non va dispersa perché ha in sè la condensazione della possibilità " ( S.K.)
(...)Un'unica, intensa, incoercibile volontà di sottrazione alla prosa
del mondo accomuna Kleist, Kierkegaard e Kafka, solidali nell'
intento di prendere congedo dalle rispettive fidanzate o,
perlomeno, di mantenerle rigorosamente a debita distanza . Un
analogo, radicale, estremo desiderio di solitudine, quasi una
necessità ,per certi versi una condanna, che viene posta in
essere attraverso complesse e molteplici motivazioni, realizzata
attraverso strategie assai differenziate, ma convergenti nella
caparbia ostinazione che non può accogliere le ragioni dell'
altro, indifferente al doloroso dissenso di chi viene abbandonato
senza essere colpevole di alcunché.
Kleist si isola dal brusìo del mondo esterno alla nichilistica
ricerca di un amore esclusivo in cui si dissolva ogni presenza e
si dischiuda una prossimità assoluta; Kierkegaard sembra
declinare ogni responsabilità relativa alla configurazione etica
dell'esistenza, rifugiandosi nel dominio extraterritoriale del
religioso; ancor più esplicitamente Kafka si rintana in una
cantina nella quale può isolarsi dal rumore del mondo e
salvaguardare le istante indivisibili della scrittura.
L'ambivalenza della solitudine - subìta ma anche ricercata - è
esemplificata molto bene da una parabola raccontata da
Schopenhauer : " Una compagnia di porcospini, in una fredda
giornata d'inverno, si strinsero vicini vicini, per proteggersi col
calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto - però -
sentirono le spine reciproche e il dolore li costrinse ad
allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di
riscaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripetè quell'altro
malanno, di modo che venivano sballottati avanti e indietro
fra due mali, finchè non ebbero trovato una moderata distanza
reciproca che rappresentava per loro la migliore posizione".
Il dilemma originario dei porcospini sembra adattarsi bene
al senso della nostra esperienza: la solitudine è intollerabile,
ma gli aculei della vicinanza sono ancora più dolorosi .(...)
Marco Vozza da A debita distanza ( Kierkegaard, Kafka, Kleist e le loro fidanzate )
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