venerdì 26 gennaio 2018

L'ADOLESCENZA DELL'OBLIO ( Introduzione )



(...) Il mondo interiore di Kikì Dimulà, che parla il linguaggio degli
      oggetti, del quotidiano e delle sue presenze più umili - la
      polvere, gli occhiali, le fotografie, il giornale, il cognac,persino
      una forma grammaticale - si incontra poi con realtà intangibili,
      inesprimibili.Ed è proprio da questo incontro, ora sorprendente
      ora stridente, che nasce la sua poesia e l'emozione profonda dei
      suoi testi.
      I protagonisti apparenti della sua opera non sono che i segni,
      le occasioni per entrare nell'altra dimensione: quella dell'
      assurdo, talora del paradosso, e comunque sempre in una
      realtà interiore dove a valere sono altre regole, diverse da
      quelle del mondo esterno.
      E questo discorso vale anche su un piano linguistico.La sintassi
      della sua poesia è una sintassi che non segue le regole
      codificate della lingua ufficiale, ma le regole dettate dal suo
      mondo interiore, risultando dunque una lingua " trasgressiva"
      a livello tanto lessicale quanto grammaticale e sintattico.
      Con coraggio e creatività, Kikì Dimulà sfida continuamente le
      regole grammaticali in nome di quelle non scritte della sua
      estetica. I suoi versi sembrano così minacciare le radici stesse
      della lingua, ma per restituirla rinnovata in una sintassi che
      sia più consona ad esprimere le verità sottili del suo
      immaginario interiore.
      Gli aggettivi diventano verbi; i sostantivi avverbi; gli avverbi
      sostantivi in un'apparente anarchia, eppure profonda armonia
      delle parole, con l'uso di metafore che stupiscono e rapiscono
      allo stesso modo. (...)


          Paola Maria Minucci   da      L' adolescenza dell'oblio


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