All'alba della tradizione occidentale, Eros è un demonio nato sotto il segno della privazione. Ciò che gli manca, e di cui avverte acutamente il richiamo inappagato è l'oggetto d'amore. Dall'asimmetria tra amante e amato scaturisce il desiderio che governa da sempre e in modo dispotico l'intera fenomenologia amorosa. Con passo lieve e audace, Marco Vozza ne percorre le geometrie inquiete, le convenzioni, le liturgie e i regimi, dove si cercherebbero invano linearità o felice reciprocità.
Convocando i letterati e i filosofi che non si sono smarriti di fronte ai paradossi del cuore, Vozza riesce a far deporre a Eros le sue maschere ambivalenti: quelle con cui rappresenta i diversi stadi della propria ebbrezza - dall'irruenza della passione alla tirannia del possesso fino all'indifferenza che estingue il desiderio - ma anche quelle che presta alla persona amata, sfuggente come la Passante di Baudelaire e scelta soprattutto perchè sa inoculare il fremito che potenzia le energie vitali.
f.
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