" Avete agito in conformità al desiderio che vi abita " Jaques Lacan
(...) L'esperienza del sacrificio si situa al cuore della vita dell'uomo
e non di quella dell'animale. Solo la vita umana può decidere di
compiere un sacrificio o di sacrificare se stessa. Non esiste
equivalente nella vita degli animali i quali, piuttosto, sono stati
" utilizzati" dagli uomini - nel mondo antico - come oggetti di
sacrificio, come esseri destinati ad essere sacrificati per
placare l'onnipotenza degli dei o volgerla a proprio favore.
L'uomo ha storicamente imposto all'animale la Legge spietata
del sacrificio. Ma solo gli esseri umani, non certo gli animali,
possono godere nel sacrificarsi, nel torturarsi, nel farsi del
male, nel vivere nell'autofustigazione. Gli animali non
conoscono né la Legge nè la sua perversione, né - tantomeno -
quella che Freud definiva come l'essenza masochista della
morale.Il piacere della sofferenza resta un piacere
squisitamente umano: farsi dominare, picchiare, umiliare,
castigare, ferire, può far godere solo un essere umano, non un
animale.Freud lo definisce come un piacere paradossale,
mortifero, masochistico e - come tale - al di là del principio di
piacere. Lacan come un godimento che espone la vita al male.
Il mondo animale rifiuta il sacrificio perché non esiste in
Natura qualcosa come " istinto di sacrificio". In Natura
troviamo solo istinto di sopravvivenza, un istinto vitale che
rifiuta risolutamente ogni rapporto con la morte.
Diversamente, nel mondo umano, la vita e la morte, il piacere
e la sofferenza - come ricorda Freud - sono sempre
intrecciati. Questo significa che l'istinto che governa la vita
animale non rivela la stessa efficacia nel guidare la vita dell'
uomo. La vita abitata dalla mancanza e dal desiderio
raggiunge il desiderio attraverso percorsi non naturali. Ogni
soggetto è orientato nella vita in modo singolarissimo dal
proprio fantasma inconscio che determina i suoi modi di
godimento. Solo la vita animale - diversamente da quella
umana - è vita piena, disinibita, indivisa, regolata
universalmente dalla forza senza mancanza dell'istinto. La sua
è vita stordita dalla vita, direbbe Heidegger, una vita che
coincide pienamente con la vita, senza perdita né desiderio,
vita incatenata alla vita, senza orizzonte né trascendenza. (...)
Massimo Recalcati da Contro il sacrificio ( Al di là del fantasma sacrificale )
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