sabato 28 aprile 2018

PRIMIZIE DEL DESERTO

 
 




APRILE, AMORE

Il pensiero della morte m'accompagna
tra i due muri di questa via che sale
e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di primavera irrita i colori,
stranisce l'erba, il glicine, fa aspra
la selce; sotto cappe e impermeabili
punge le mani secche, mette un brivido.

Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
che in un turbine chiaro porta fiori
misti a crudeli apparizioni e ognuna
mentre ti chiedi cos'è, sparisce
rapida nella polvere e nel vento.

Il cammino è per luoghi noti
se non che fatti irreali
prefigurano l'esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono diventato
che m'aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole.

E' incredibile che io ti cerchi in questo
o in altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un'età - la mia -
che s'aspetta dagli altri
quello ch'è in noi oppure non esiste.

L'amore aiuta a vivere, a durare,
l'amore annulla, e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera
che un soccorso s'annunci  di lontano,
è in lui, basta un soffio a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.

La mia pena è durare oltre quest'attimo.


                Mario Luzi     da     Primizie del deserto

2 commenti:

  1. Molto intensa e amara, come la sabbia del deserto...

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  2. Già.
    La primavera non è sempre sinonimo e metafora di gioventù, freschezza e gioiosi sentimenti.
    Per chi si avvicina alla morte il contrasto fra ciò che è ( ed è più degli altri ) e ciò che ci aspetta ( e in qualche modo già si annuncia ) può essere ancora più stridente.
    La consapevolezza che il poeta ne trae è di aver imparato ( finalmente!) che ciò che per una vita cerchiamo con ansia negli altri, è già dentro di noi. Ma la pena è dimenticarsene subito.

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