Sopravviviamo grazie a piccoli riti...
SPONTANEAMENTE
Vuoi che pianga?
Vuoi che vesta a lutto?
O che come la luce della luna sulla sabbia
- candida -
usi la tua oscurità per brillare, baluginare?
Ecco, brillo. Ecco, piango.
A Raymond Carver e Chris Morgenroth
della Nazione Quileute.
SEDICESIMO ANNIVERSARIO
2 Agosto 2004
Sei morto d'estate e troppo presto.
Oggi, per celebrare l'anniversario
da sola in una capanna a la Push,
sono scesa fino alla scuola coperta
ta tegole grigie sulla riva del mare.
Un intagliatore Quileute è uscito da una baracca.
Ha detto che teneva dei corsi. Sei
studenti alla volta. Mi ha insegnato
a dire " Torno a casa"
in quiletese tenendo la lingua
contro la parte interna della guancia
e lasciando che i suoni la scavalchino farfugliando
con l'aria dell'altra guancia
che fa da mantice.
Ho sentito uno spirito completamente
altro entrare nel mio corpo. Mi ha
fatto venire un brivido
e gliel'ho detto. L'intagliatore
ha annuito sorridendo. Ha detto
che insegna a intagliare
parlando in quiletese.
Ho immaginato che la cosa influenzasse
il risultato, perché le sillabe
mi obbligavano a un respiro
che non avevo mai provato.
Mi ha mostrato un sonaglio
a forma di orca assassina
che stava intagliando. La coda
s'era spaccata, ma diceva
che l'avrebbe rincollata. Mi ha permesso
di agitarlo mentre lui cantava
un canto da voga che la sua gente usava
nella caccia alle balene. Tutto il braccio
mi è scomparso dentro quel canto;
i sassolini dentro
l'orca non smettevano di picchiettare
contro l'universo, il suono
si irraggiava nel passato
e nel futuro allo stesso tempo,
senza abbandonare mai il momento.
Mi ha detto il suo nome in quiletese
e ha spiegato che non significava
niente se non quelle sillabe.
Era solo un nome. Ma sapevo
che lo preferiva a qualsiasi altro. Torno
a casa - gli ho detto - come meglio potevo,
nella sua lingua, quando è arrivato
il momento di riprendere il mio cammino
lungo la spiaggia. La foschia
stava avanzando e gli scogli
al largo stavano assumendo un'aria
da cospiratori. Mi ha porto
le mani da stringere. Il nostro
patto, qual era?
Senza parole. Come quello
che la foschia stringe quando
inghiotte l'oceano.
Lui mi ha inghiottito
e io ho inghiottito lui.
Ed eravamo contenti.
Sei morto d'estate e troppo presto.
Prima di andare al cimitero
ho chiesto di non chiudere la bara
prima che scendessi in giardino
a raccogliere un altro mazzolino
di piselli odorosi da spargerti
sul petto, perché ricordavo
com'eri raggiante quando li spargevo
sulla tua scrivania
al mattino. Ne ispiravi
a fondo l'aroma,
poi ti davo un bacio in fronte,
uscivo e chiudevo piano
la porta.
Sopravviviamo grazie a piccoli riti,
a piselli odorosi d'agosto, lasciando che
l'aroma ci porti lontano così che alla fine
la porta si spalanca e siamo entrambi
dalla stessa parte della soglia
per un po'.
Se ora tu fossi qui andremmo
a sederci fuori, accompagnando
il ruggito delle onde
che si mischia con le note basse
del lamentoso avvertimento della boa - campana
che sembra un bambino che soffi
sull'orlo freddo di un tubo metallico.
E ti racconterei di come i Quileute
furono trasformati da lupi
in gente, anche se non sono sicura
che abbiano gradito la trasformazione. Neanch'io
sono più la stessa - in fondo - da quando
la loro lingua è entrata in me.
Vedo le cose in modo diverso.
Un lupo si affaccia in me.
Non posso più evitare le mie trasformazioni
come le hai potute evitare tu. La nostra vita
da separati ha ormai sorpassato l'ortensia
e le sue sette trasformazioni.
Ora cerco
la luna. Avremo
qualcosa di nuovo
da dirci.
Tess Gallagher da Tell it all
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