martedì 17 aprile 2018

E COSI' VIA

 
 

                                   E' meglio invecchiare dove lo spazio si profila in distanza...



UNA  CANZONE

Vorrei che tu fossi qui, cara mia,
vorrei che tu fossi qui.
Vorrei che tu fossi qui sul divano
per tenerti la mano.
Potrebbe essere tuo il fazzoletto
e mia la lacrima, anche se ammetto
che per questo scenario
andrebbe bene pure il contrario.

Vorrei che tu fossi qui, cara mia,
vorrei che tu fossi qui.
Vorrei che tu fossi qui in macchina
per cambiare me marce.
Ci ritroveremo chissà dove,
su lidi inesplorati,
oppure finiremmo di nuovo
dove siamo già stati.

Vorrei che tu fossi qui, cara mia,
vorrei che tu fossi qui.
Vorrei non sapere nulla di astronomia
quando le stelle illuminano la via,
e quando vedo la luna bassa sul mare
che nel sonno sospira irrequieto
vorrei che fosse una moneta
per poterti chiamare.

Vorrei che tu fossi qui, cara mia,
in questa parte di terra
mentre seduto in veranda
sorseggio una birra.
E' sera, il sole cala;
i ragazzi urlano, stridono i gabbiani.
Che senso ha dimenticare
se poi alla fine si muore?




VA' IN CAMPAGNA

Mia cara, perdendo la beltà, va' a vivere in campagna.
Là, di certe principesse lo specchio non sa niente.
Pure il fiume si increspa, e la terra rugosa
si è persino scordata di pensare ai suoi amanti.

Là, solo ragazzetti. Da chi siamo stati partoriti
è noto unicamente a quelli che li arrestano,
o magari a nessuno, oppure a icone polverose.
E solo la legge viene ad arare in primavera.

Va' in campagna, mia cara. Nel campo o nel boschetto
a guardare la terra senza far caso a ciò che metti.
Là, per cento e più verste sei la sola ad avere
il rossetto, ma fa lo stesso se non lo tiri fuori.

Sai, è meglio invecchiare là dove lo spazio si profila
in distanza, e la bellezza non significa niente,
non certo giovinezza, tette, seme,
poiché la natura in generale è onnipresente.

Questo sconfiggerebbe forse la tristezza.
Là i boschi dicono stormendo che è già
accaduto tutto - non una volta sola. E il fruscìo
è frutto e somma di ciò che è stato un tempo.

Meglio andare in campagna ad invecchiare. Anche
vivendo sola, là riconoscerai la catenina con la croce
nella betulla secca, nello stelo di una borsa di pastore,
in ciò che vola  solo per ventiquattr'ore.

E io verrò da te. In tale affermazione ravvisa
la vittoria non tua, ma di queste cose, poiché la terra,
come quel lenzuolo, comprende non tanto la lingua
dell'amore, quanto quella di buche, fossi, avvallamenti.

Oppure non verrò. Una qualunque delle buche,
il sapore metallico dell'acqua dentro un pozzo,
il caos di dossi, gli sterpi lungo il ciglio della strada,
sono pur sempre me: quello che tu non vuoi.

Va' in campagna, mia cara. Imbruttendo,
i volti confermano che fondersi si può
in vari modi: essi sono infiniti,
e a noi, mia cara, non sempre noti.

Sai, il paesaggio è ciò che ancora ignori.
Ricordati di questo quando incolpi il destino.
Un giorno, sfiorando con lo sguardo un che
di grigio, ti riconoscerai. Con quel grigio vicino.





CANZONE  D' AMORE

Se tu stessi annegando, ti verrei in soccorso,
ti darei una coperta e ti verserei un tè caldo.
Se io fossi uno sceriffo, ti arresterei sul posto
e ti chiuderei in una cella con un lucchetto ben saldo.

Se tu fossi un uccello, registrerei i tuoi acuti
a starei tutta notte ad ascoltarli in disparte.
Se io fossi un serpente, tu saresti la mia recluta
e - perdio - stai sicura, ti piacerebbe addestrarti.

Se tu fossi cinese, studierei la tua lingua per ore,
brucerei chili d'incenso, mi vestirei di raso.
Se tu fossi uno specchio, espugnerei la toilette per signore,
ti darei il mio rossetto, ti inciprierei il naso.

Se tu amassi i vulcani, io sarei lava fumante,
che dalla sua fonte nascosta erutta senza sforzo.
E se tu fossi mia moglie, io sarei il tuo amante,
perché la Chiesa è fermamente contro il divorzio.


             Iosif  Broskij     da     E così via




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