(...) In generale si può affermare che il Male non è un prodotto sociale né un mero prodotto psicologico. Jung conferiva realtà al Male, riprendendo un antico motivo gnostico di un Dio buono ma non onnipotente, perché limitato da un potere antagonista. Questa concezione dualista è presente anche in Freud nel confronto tra principio di piacere e di realtà, che successivamente si evolverà nel dualismo più radicale tra principio di vita e pulsione di morte. La psicanalisi è - in tal senso - una derivazione del presente gnostico, che pone all'origine non un solo principio : il Bene, Dio, ma l'antagonismo tra due principi : il Bene e il Male, Dio e la sua Ombra. Diceva Jung che senza coscienza umana in cui riflettersi, bene e male accadrebbero semplicemente, o piuttosto non ci sarebbero il bene e il male, ma solo una sequenza di eventi naturali, o ciò che i Buddisti chiamano Nidhanachain, l'ininterrotta casuale concatenazione che porta alla sofferenza, alla vecchiaia, alla malattia e alla morte. Il problema del Male è quindi strettamente legato a quello della coscienza perché essa è - a sua volta - intimamente connessa al problema del conoscere. Socrate infatti riteneva che il male potesse essere fatto solo da chi sa . (...)
Giuseppe Motta da Breve discorso sul Male
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