non credeva che le onde
parlassero vicino al canneto
le note più lievi vennero da lì
in un pomeriggio di polvere e vento
l'ultimo giorno di agosto
legava a un filo l'odore della terra
sottraendola alla perdita
la misura più breve guastava
il cuore del tempo.
***
quel luogo era sfigurato
dall'istinto della fine
l'odore veniva dal corpo
brunito, oltre il campo.
gravato da un segmento di luce
il peso stupiva
la sostanza della terra
la più grande
fra tutte le cose nominate.
***
la fine prosciuga la morte, la essicca
opacizza ogni cosa
tutto avanzava nel secondo della fine
a una distanza proibita
vedeva quello che altri non vedevano
venne a coricarti un profumo di rosmarino
salendo dalla pelle scontornando il corpo
la forma delle labbra contenne
la distanza sfumata
tutto il respiro nel quale lei si infilò
- ingoia questo bene, appuntalo sul petto -.
***
stasera mi ha parlato del terrore
l'invernale cammino del corpo
in quell'accadere del mondo
il campo dei morti è una notte
d'estate, senza aria, una notte
in cui ci siamo seduti
senza parlare
una zolla di terra rivolta
aveva scoperto il suo nome.
***
ci trovammo in una tenebra bruna
le vene colme d'urgenza
afferrate alla cieca
per sopravvivere un'ora
- c'è una solitudine nella morte dei vivi
l'assenza del tempo nel laccio che stringe
le mani -
mostravi il palmo, il dito deformato
dicevi - la morte è un approdo.-
Luigia Sorrentino da Inizio e fine
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