E allento il passo e voi seguo nel cuore...
PARABOLA
Se tu vorrai sapere
chi nei miei giorni sono stato, questo
di me ti potrò dire.
A una sorte mi posso assomigliare
che ho veduta nei campi:
l'uva che ai ricchi giorni di vendemmia
fu trovata immatura
e i vendemmiatori non la colsero
e che poi nella vigna
smagrita dalla pene dell'inverno
non giunta alla dolcezza
non compiuta la macerano i venti.
***
LETTERA
Padre, il mondo ti ha vinto giorno per giorno
come vincerà me, che ti somiglio.
Padre di magre risa, padre di cuore bruciato
padre, il più triste dei miei fratelli, padre,
il tuo figlio trema ancora del tuo tremore
come quel giorno d'infanzia di pioggia e paura
pallido tra le urla buie del rabbino contorto
perdevi di mano le zolle sulla cassa di tuo padre.
Ma quello che tu non dici devo dirlo io per te
al trono della luce che consuma i miei giorni.
Per questo è partito tuo figlio ed ora insieme ai compagni
cerca le strade bianche di Galilea.
***
AGLI AMICI
Si fa tardi. Vi vedo, veramente
eguali a me nel vizio di passione,
con i cappotti, le carte, le luci
delle salive, i capelli già fragili,
con le parole e gli ammicchi, eccitati
e depressi, sciupati e infanti, rauchi
per la conversazione ininterrotta,
come scendete questa valle grigia,
come la tramortita erba premete
dove la via si perde ormai e la luce.
Le voci odo lontano come i fili
del tramontano tra le pietre e i cavi...
Ogni parola che mi giunge è addio.
E allento il passo e voi seguo nel cuore,
uno qua, uno là, per la discesa.
Franco Fortini da Tutte le poesie
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