Vi prevengo che vivo per l'ultima volta...
Ma io vi prevengo che vivo
per l'ultima volta.
Né come rondine, né come acero,
né come giunco, né come stella,
né come acqua sorgiva,
né come suono di campane,
turberò la gente,
e non visiterò i sogni altrui
con un gemito insaziato.
***
RISPOSTA
Quali strane parole mi ha portato
la serena giornata di aprile.
Lo sai, dentro di me era ancora viva
l'orrenda settimana di passione.
Non ascoltavo i suoni che fluivano
per il limpido azzurro.
Echeggiò per sette giorni : ora un riso di bronzi,
ora un pianto argentino.
Ed io, coprendomi il viso,
quasi per un eterno abbandono,
giacevo e attendevo quella cosa
che ancora non si chiamava tormento.
***
Dio non ha pietà di mietitori e ortolani,
cadono sghembe piogge tintinnando,
screziano i larghi manti delle acque
che già specchiavano il cielo.
Prati e campi in un regno subacqueo,
cantano, cantano liberi vivi,
sui rami enfiati scoppiano le prugne
e le erbe - piegate - imputridiscono.
E attraverso la fitta grata d'acqua
scorgo il tuo caro viso,
il parco tacito, il chiosco cinese
e la tonda veranda innanzi casa.
***
Ho appreso a vivere semplice e saggia,
a guardare il cielo, a pregare Iddio,
e a vagare a lungo innanzi sera
per fiaccare un'inutile angoscia.
Quando nel fosso freme la lappola
e il sorbo giallo - rosso piega i grappoli,
compongo versi pieni di allegria
sulla vita caduca, caduca e bellissima.
Ritorno. Un gatto piumoso mi lecca
il palmo, fa le fusa più amoroso,
e un fuoco vivido divampa al lago
sulla torretta della segheria.
Solo di rado un grido di cicogna,
volata fino al tetto, squarcia il silenzio.
E se tu bussassi alla mia porta
- mi sembra - non sentirò nemmeno.
***
Mi perdonerai questi giorni di novembre?
Sui canali della Neva tremolano le luci.
Poveri addobbi di un tragico autunno.
Anna Achmatova da La corsa del tempo ( Trad. M. Colucci )
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