martedì 2 agosto 2022

KRILL ( o la poesia della Balena )



                                                                   Dina si è fatta balena...



" E' uno strano libro, questo: controllatissimo, eppure capace di azzardare, di stupire con una parola leggera, ricca di coraggio, di inventiva e di immaginazione. Due grandi vettori tematici, narrativi e simbolici, si fronteggiano in Krill, dando origine a una stupefacente metamorfosi. C'è un luogo di pena: il nosocomio di Villa Serena, dove la signora Dina, protagonista del poemetto, si allontana in una lentissima agonia, fatta di sospiri e di cori misteriosi. E c'è il mare, assediato da una gigantesca chiazza di petrolio, una chiazza - bara che annerisce e soffoca il mare.

Ma il mare è anche il luogo mentale e simbolico che chiama la donna morente : ed ecco - lancinante - la metamorfosi, la signora Dina diventa una balena che fugge dall'orrore petrolifero e s'inabissa in cerca di correnti e trova - senza saperlo - il krill, il nutrimento che innescherà forse una rinascita, schiuderà un oltre. E con lei ogni cosa si trasforma in un canto sommesso, disperato eppure luminoso, in cui la musica e il ritmo sollevano le parole in un piccolo volo".   (   F. Pusterla )





Dina

li sente pulsare

i corpi dei ricordi:


il campanello di casa,

l'abbaiare del cane

prima di uscire,

una sera d'estate

prima di partire,

l'odore dell'abbraccio

della madre Michela,

il volto della maestra

delle elementari

tornata al Nord

in primavera.


Ma lei non uno

riconosce,

ci nuota attraverso

e qualche filamento

la intercetta.


Poveretta

si emoziona

per qualcosa che

sente


ma costretta è

a riconoscere

solo poco più

di niente.



                                          ***


Braccia conserte

faccia sospesa

resta

nel tardo pomeriggio

della mente


- che non fa essere

neppure muovere -


e nell'ospizio

le arie povere

sono lente,

le ore mari stanchi

dove si lasciano

barchette malandate.


Non si ha un motivo solo

per continuare

ancora, salpare.


Si resta ormeggiati

nell'ultimo porto.


Ora per ora si aspetta

impenitenti galleggiando

in questo ultimo limbo

sordo.



                                         ***


Al primo piano la signora Dina

si arrende alla malattia,

questa sera, questa ora,

davanti alla finestra

mentre fissa il mare.

La voce del figlio

che l'è venuta a trovare

non sente.


Solo il mare che la chiama

al di là del vetro,

mentre il figlio parla

alla stanza bianca.


Lì resta solo

della madre

il greto.



                                        ***


Le parole si sradicano

dai loro padri significati.

Le acque madri aspettano

una nuova prole,

mentre i tempi

si sono disgregati.


I  due grandi occhi si aprono

e quel mare che prima solo era

della finestra sfumatura

l'ha presa

è ciò dentro cui ora è sospesa

l'indifesa creatura.


Dina si è fatta balena.


I granchi alzano gli occhi puntini

verso l'animale

scompaiono dentro i loro gusci

le lumachine scribi,

solleticatori guardiani

del cupo fondale.



                                     ***


La balena guarda in alto

per capire di chi sia

l'ombra fissa sul suo corpo.


E' la piccola barca solitaria

con la sua scia schiumosa

indica una direzione :


la direzione doverosa.



                                       ***


Un getto d'acqua esce

oltre la superficie del mare.


Per un solo istante

è Dina

che ritorna

a respirare.




                     Gabriele  Belletti   da     Krill



Nessun commento:

Posta un commento