Dina si è fatta balena...
" E' uno strano libro, questo: controllatissimo, eppure capace di azzardare, di stupire con una parola leggera, ricca di coraggio, di inventiva e di immaginazione. Due grandi vettori tematici, narrativi e simbolici, si fronteggiano in Krill, dando origine a una stupefacente metamorfosi. C'è un luogo di pena: il nosocomio di Villa Serena, dove la signora Dina, protagonista del poemetto, si allontana in una lentissima agonia, fatta di sospiri e di cori misteriosi. E c'è il mare, assediato da una gigantesca chiazza di petrolio, una chiazza - bara che annerisce e soffoca il mare.
Ma il mare è anche il luogo mentale e simbolico che chiama la donna morente : ed ecco - lancinante - la metamorfosi, la signora Dina diventa una balena che fugge dall'orrore petrolifero e s'inabissa in cerca di correnti e trova - senza saperlo - il krill, il nutrimento che innescherà forse una rinascita, schiuderà un oltre. E con lei ogni cosa si trasforma in un canto sommesso, disperato eppure luminoso, in cui la musica e il ritmo sollevano le parole in un piccolo volo". ( F. Pusterla )
Dina
li sente pulsare
i corpi dei ricordi:
il campanello di casa,
l'abbaiare del cane
prima di uscire,
una sera d'estate
prima di partire,
l'odore dell'abbraccio
della madre Michela,
il volto della maestra
delle elementari
tornata al Nord
in primavera.
Ma lei non uno
riconosce,
ci nuota attraverso
e qualche filamento
la intercetta.
Poveretta
si emoziona
per qualcosa che
sente
ma costretta è
a riconoscere
solo poco più
di niente.
***
Braccia conserte
faccia sospesa
resta
nel tardo pomeriggio
della mente
- che non fa essere
neppure muovere -
e nell'ospizio
le arie povere
sono lente,
le ore mari stanchi
dove si lasciano
barchette malandate.
Non si ha un motivo solo
per continuare
ancora, salpare.
Si resta ormeggiati
nell'ultimo porto.
Ora per ora si aspetta
impenitenti galleggiando
in questo ultimo limbo
sordo.
***
Al primo piano la signora Dina
si arrende alla malattia,
questa sera, questa ora,
davanti alla finestra
mentre fissa il mare.
La voce del figlio
che l'è venuta a trovare
non sente.
Solo il mare che la chiama
al di là del vetro,
mentre il figlio parla
alla stanza bianca.
Lì resta solo
della madre
il greto.
***
Le parole si sradicano
dai loro padri significati.
Le acque madri aspettano
una nuova prole,
mentre i tempi
si sono disgregati.
I due grandi occhi si aprono
e quel mare che prima solo era
della finestra sfumatura
l'ha presa
è ciò dentro cui ora è sospesa
l'indifesa creatura.
Dina si è fatta balena.
I granchi alzano gli occhi puntini
verso l'animale
scompaiono dentro i loro gusci
le lumachine scribi,
solleticatori guardiani
del cupo fondale.
***
La balena guarda in alto
per capire di chi sia
l'ombra fissa sul suo corpo.
E' la piccola barca solitaria
con la sua scia schiumosa
indica una direzione :
la direzione doverosa.
***
Un getto d'acqua esce
oltre la superficie del mare.
Per un solo istante
è Dina
che ritorna
a respirare.
Gabriele Belletti da Krill
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