venerdì 5 agosto 2022

L'ANIMA FRAGILE DEL PANETTIERE



                                                            Scie di numeri e fame di voli...




L'IMPASTO


Le regole precise dell'amalgama

le lascio ai farmacisti e ai pasticceri.

L'impasto ha a che fare con l'anima.

Le ricette fatte dalla massa

forzano ingredienti in loco

mischiano il troppo, con poco.

Acqua, farina e lievito aprono stanze sul tavolo

nonostante l'aumento delle intolleranze,

danno costanza al lavoro del pane,

la danza del povero diavolo.



                                             ***


L' affanno riempie gli spazi

nella sera l'afa satura l'aria.

Scie di numeri e fame di voli,

sospirano le cose tra noi.


Non ammettere gli scalpi

appesi all'attaccapanni,

mentre le lampade sono,

la luce che cerchiamo.


Sfaldate le cartelle,

i rigurgiti del passato

portano ancora afrore,

dove spirano aliti e anéliti.



                                   ***


Il rientro accade ancora,

a stridore di rotaie.

Programmi di svago obbligatorio

favoleggiano, verso l'onirico

sapore mattutino.

Il ritorno è eterno

attraverso paesaggi e recinti,

il prosieguo. Accorgersi,

guardando lo ieri dall'oggi

che contrasta in avvio.



                                        ***


Le paure sono approssimative,

difettano degli estremi.

I lineamenti affannano sugli spazi

concessi alle solitudini.

Rumori di porcellana

rivelano presenze attorno.

Tra i piatti da lavare nell'acquaio,

resti scrostano parole di ieri.

Un detersivo al limone profuma

questo rito, di grattare sul fondo.



                                           ***


Si è soli nella disfunzione dell'essere, nel distacco

dal significato della parola vivente, che include il morire 

nei tramonti scorsi a ovest, nel sorgere nuovamente a est.


Gli elenche dei dolori sono sepolti all'ufficio

delle reclamazioni scontate, imbrigliati nelle scartoffie

accettano la polvere come compagna fedele.


Non vorresti sentire le notizie, gli annunci

le voci di paese paiono allontanarsi

nelle bocche colme di cioccolata d'oltre confine.




                    Rodolfo Ceré   da    Il giorno del panettiere



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