sabato 13 agosto 2022

TUTTO IL SUD DI BODINI

 


                                              Qui s'era fatto il mio volto, lontano da te...





Quando tornai al mio paese nel Sud

dove ogni cosa, ogni attimo del passato

somiglia a quei terribili polsi di morti

che ogni volta rispuntano dalle zolle

e stancano le pale eternamente implacati,

compresi allora perché ti dovevo perdere:

qui s'era fatto il mio volto, lontano da te,

e il tuo, in altri paesi a cui non posso pensare.


Quando tornai al mio paese nel Sud

io mi sentivo morire.



                                           ***


Alle radici dei gesti

dove amare significa

imbeccare risposte a un passero giallo,

chi ti cercò con l'anima

non ti trovò che non gli occhi.

La laguna interiore

insabbiata in accuse

proposizioni vertigini soavi sassi

aveva sogni circondati di vuoto

manifesti gialli

nei quali si leggeva comodamente

che tutto avrebbe potuto

ricominciare daccapo.

Gli occhi d'oro del sole

sequestravano nell'aria

un colore di ponti levatoi.

Persuadeva i tuoi seni di mercurio

l'incerta ubiquità

del pube a filo d'acqua.



                                         ***


Amore, cosa chiamo con questo nome

io non sono più certo di sapere.

Se ricerco nel fondo dove s'immerse

il tuo quieto naufragio,

fra i denti degli squali, di quelle sabbie gelosi,

presto riemerge il mio pensiero nudo

al visibile giorno,

con le braccia ferite e qualche filo

d'alga sul corpo, o i ciechi segni d'una medusa.


Ma a sera, col passare delle fiere

che convengono caute presso lo stagno,

fra gli azzurri veleni che mesce il cielo,

in me come a tremante vetro s'affacciano

le antiche colpe, o errori, o la presente

solitudine ; oh allora, come sei tu

stranamente viva sulle mie labbra,

e che stupiti altari la mia voce

odono che si scolpa nelle tenebre

a mia insaputa: oh amore, se sapessi...



                                           ***


Sto davanti alla tua caverna.

Esci fuori e arrenditi.

Noi abbiamo la sintassi e la radio,

i giornali e il telegrafo,

e tu non vivi che nel mio sonno,

non hai che la roccia a cui ti tieni abbrancato,

e per farmi dispetto

non mi rispondi nemmeno.



                                          ***


Quanta rabbia di esistere diventa amore!

E qui bisognerebbe addurre casi, narrare

e anche narrarsi, scegliersi negli specchi

di foglie, d'acqua, di neve. Io una volta volevo

sapere come può ridere nella luna

la testa d'un lutrino dalla spina scarnita

- cosa avrebbe pensato di quella vista la luna -

e questo desiderio era amore. Folletti che avevano

un buffo berrettuccio di capelli 

attorcevano in trecce le code delle cavalle.

In una piccola via dal nome di un'oscura battaglia,

ella pensò che l'avrei uccisa.

Ora lontana essa ride di tutto ciò,

mentre ubriaca guarda nel fondo d'un bicchiere o nel mare.

Ma la distanza può allungarsi a piacere,

sa fare d'un rimorso una vaga ipotesi.

Oh, vi sarete fermati anche voi qualche volta di notte

sotto un balcone o un albero,

udendo il grillo italico cantare,

a quel brusco interrompersi dei vostri passi

schiudere false rughe, spingere come lontano

da sé il canto, o tacere

e subito riprendere da un altro punto illusorio.



                                              ***


Tu non conosci il Sud, le case di calce

da cui uscivamo al sole come numeri

dalla faccia di un dado.




               Vittorio Bodini   da       Tutte le poesie



Nessun commento:

Posta un commento