Qui s'era fatto il mio volto, lontano da te...
Quando tornai al mio paese nel Sud
dove ogni cosa, ogni attimo del passato
somiglia a quei terribili polsi di morti
che ogni volta rispuntano dalle zolle
e stancano le pale eternamente implacati,
compresi allora perché ti dovevo perdere:
qui s'era fatto il mio volto, lontano da te,
e il tuo, in altri paesi a cui non posso pensare.
Quando tornai al mio paese nel Sud
io mi sentivo morire.
***
Alle radici dei gesti
dove amare significa
imbeccare risposte a un passero giallo,
chi ti cercò con l'anima
non ti trovò che non gli occhi.
La laguna interiore
insabbiata in accuse
proposizioni vertigini soavi sassi
aveva sogni circondati di vuoto
manifesti gialli
nei quali si leggeva comodamente
che tutto avrebbe potuto
ricominciare daccapo.
Gli occhi d'oro del sole
sequestravano nell'aria
un colore di ponti levatoi.
Persuadeva i tuoi seni di mercurio
l'incerta ubiquità
del pube a filo d'acqua.
***
Amore, cosa chiamo con questo nome
io non sono più certo di sapere.
Se ricerco nel fondo dove s'immerse
il tuo quieto naufragio,
fra i denti degli squali, di quelle sabbie gelosi,
presto riemerge il mio pensiero nudo
al visibile giorno,
con le braccia ferite e qualche filo
d'alga sul corpo, o i ciechi segni d'una medusa.
Ma a sera, col passare delle fiere
che convengono caute presso lo stagno,
fra gli azzurri veleni che mesce il cielo,
in me come a tremante vetro s'affacciano
le antiche colpe, o errori, o la presente
solitudine ; oh allora, come sei tu
stranamente viva sulle mie labbra,
e che stupiti altari la mia voce
odono che si scolpa nelle tenebre
a mia insaputa: oh amore, se sapessi...
***
Sto davanti alla tua caverna.
Esci fuori e arrenditi.
Noi abbiamo la sintassi e la radio,
i giornali e il telegrafo,
e tu non vivi che nel mio sonno,
non hai che la roccia a cui ti tieni abbrancato,
e per farmi dispetto
non mi rispondi nemmeno.
***
Quanta rabbia di esistere diventa amore!
E qui bisognerebbe addurre casi, narrare
e anche narrarsi, scegliersi negli specchi
di foglie, d'acqua, di neve. Io una volta volevo
sapere come può ridere nella luna
la testa d'un lutrino dalla spina scarnita
- cosa avrebbe pensato di quella vista la luna -
e questo desiderio era amore. Folletti che avevano
un buffo berrettuccio di capelli
attorcevano in trecce le code delle cavalle.
In una piccola via dal nome di un'oscura battaglia,
ella pensò che l'avrei uccisa.
Ora lontana essa ride di tutto ciò,
mentre ubriaca guarda nel fondo d'un bicchiere o nel mare.
Ma la distanza può allungarsi a piacere,
sa fare d'un rimorso una vaga ipotesi.
Oh, vi sarete fermati anche voi qualche volta di notte
sotto un balcone o un albero,
udendo il grillo italico cantare,
a quel brusco interrompersi dei vostri passi
schiudere false rughe, spingere come lontano
da sé il canto, o tacere
e subito riprendere da un altro punto illusorio.
***
Tu non conosci il Sud, le case di calce
da cui uscivamo al sole come numeri
dalla faccia di un dado.
Vittorio Bodini da Tutte le poesie
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