Un vizio di forma forse ci salverà...
" Questo libro bello e tenace è composto da quattro elementi fondativi : cervello, cuore, giustizia e testimonianza, tenuti insieme da un filo che è il metro, ovvero la metrica. Benigni è poeta e avvocato e in apparenza sono queste le peculiarità che - assemblate - hanno portato alla scrittura di questi testi: ma c'è qualcosa prima. Prima c'è un senso di giustizia altissimo, c'è la prudenza del ragionamento e c'è - con ogni probabilità - un cuore che accelera e che sa scuotersi. Vengono, poi, il poeta e l'avvocato ed entrambi sanno stare un gradino sotto la sommarietà; entrambi conoscono la sottile linea, il varco stretto che separa una condanna da un'assoluzione, un innocente da un colpevole, il passo corto tra la virtù e la colpa che mutano a seconda dei periodi storici. Le quattro sezioni sono estremamente dense e i versi rappresentano la battaglia tra la sapienza antica del cuore e la sapienza delle regole e delle norme che appartiene al cervello."
( G. Montieri )
IL GIUDICE
Non c'è colpevolezza senza prova, qui
dove assoluzione e delitto hanno lo stesso movente.
Reato o peccato, siamo tutti parte. Comunque.
Tutto è già stato
e ci chiama,
mentre un giudice impone il suo nome.
Qualcuno completerà il nostro gesto.
Tempo senza voce che scrivi la sentenza :
nulla corregge nulla.
Un vizio di forma forse ci salverà.
***
Ognuno custodisce un male
sceglie un nome alle cose
e patteggia inconsapevole la sua pena,
perché
perché come una voce inquirente
la memoria ci insegue.
***
La morte ci sorveglia
nel suo cerchio di misura e legge.
Quale mano dà l'ordine?
E' giusta la voce che sentenzia il nulla?
Tutti stiamo fra il sangue e la parola.
***
Siamo comunque l'attesa di un giudizio
che torni a riscrivere tutto
con poche parole esatte.
Intanto qui madri hanno mani insanguinate
e i ragazzi affondano coltelli.
La pioggia non è più pioggia ma domanda e sete,
sentenze grondano grida e non ricuciono niente
del silenzio che scava
senza indulto questo tempo.
***
Siamo davvero la misura di una colpa
o la memoria di un silenzio che ci contiene?
Quale crimine consumiamo senza commetterlo?
Da quale morsa verrà l'assoluzione? Guarda
le parole diventate cenere, qualcosa, forse,
si ricompone tra chi resta e chi muore,
tra l'innocenza e il supplizio - una voce rappresa.
Giudica tu ora chi parla.
***
Non c'è parola al di sopra
di ogni sospetto, non c'è impronta,
prigionieri di una legalità senza respiro.
Accelerate i passi,
c'è un termine ultimo da tenere in vita
cui rimettere questo caso.
Tutto è persuasione o preludio,
ma quel che si vede è difficile
da provare.
***
Trova tu la formula assolutoria
ma non ci sarà salvezza:
la giustizia non ha nome,
questo nome è la tua colpa.
Corrado Benigni da Tribunale della mente
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