giovedì 11 agosto 2022

UN GIUDICE PER BENIGNI & VECCHIONI

 


                                                     Un vizio di forma forse ci salverà...



" Questo libro bello e tenace è composto da quattro elementi fondativi : cervello, cuore, giustizia e testimonianza, tenuti insieme da un filo che è il metro, ovvero la metrica. Benigni è poeta e avvocato e in apparenza sono queste le peculiarità che - assemblate - hanno portato alla scrittura di questi testi: ma c'è qualcosa prima. Prima c'è un senso di giustizia altissimo, c'è la prudenza del ragionamento e c'è - con ogni probabilità - un cuore che accelera e che sa scuotersi. Vengono, poi, il poeta e l'avvocato ed entrambi sanno stare un gradino sotto la sommarietà; entrambi conoscono la sottile linea, il varco stretto che separa una condanna da un'assoluzione, un innocente da un colpevole, il passo corto tra la virtù e la colpa che mutano a seconda dei periodi storici. Le quattro sezioni sono estremamente dense e i versi rappresentano la battaglia tra la sapienza antica del cuore e la sapienza delle regole e delle norme che appartiene al cervello."

G. Montieri )




IL GIUDICE


Non c'è colpevolezza senza prova, qui

dove assoluzione e delitto hanno lo stesso movente.

Reato o peccato, siamo tutti parte. Comunque.

Tutto è già stato

e ci chiama,

mentre un giudice impone il suo nome.

Qualcuno completerà il nostro gesto.

Tempo senza voce che scrivi la sentenza :

nulla corregge nulla.

Un vizio di forma forse ci salverà.



                                     ***


Ognuno custodisce un male

sceglie un nome alle cose

e patteggia inconsapevole la sua pena,

perché

perché come una voce inquirente

la memoria ci insegue.



                                           ***


La morte ci sorveglia

nel suo cerchio di misura e legge.

Quale mano dà l'ordine?

E' giusta la voce che sentenzia il nulla?

Tutti stiamo fra il sangue e la parola.



                                           ***


Siamo comunque l'attesa di un giudizio

che torni a riscrivere tutto

con poche parole esatte.

Intanto qui madri hanno mani insanguinate

e i ragazzi affondano coltelli.

La pioggia non è più pioggia ma domanda e sete,

sentenze grondano grida e non ricuciono niente

del silenzio che scava

senza indulto questo tempo.



                                     ***


Siamo davvero la misura di una colpa

o la memoria di un silenzio che ci contiene?

Quale crimine consumiamo senza commetterlo?

Da quale morsa verrà l'assoluzione? Guarda

le parole diventate cenere, qualcosa, forse,

si ricompone tra chi resta e chi muore,

tra l'innocenza e il supplizio - una voce rappresa.

Giudica tu ora chi parla.



                                            ***


Non c'è parola al di sopra

di ogni sospetto, non c'è impronta,

prigionieri di una legalità senza respiro.

Accelerate i passi,

c'è un termine ultimo da tenere in vita

cui rimettere questo caso.

Tutto è persuasione o preludio,

ma quel che si vede è difficile

da provare.



                                    ***


Trova tu la formula assolutoria

ma non ci sarà salvezza:

la giustizia non ha nome,

questo nome è la tua colpa.




              Corrado  Benigni    da   Tribunale della mente



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