Tommaso Landolfi
Quale significato Landolfi attribuisse alla parola " tradimento" non è facile stabilire . " L' amicizia è di per sé tradimento e questo è la seconda faccia di quella, componendo ambedue un affetto non per tanto meno prezioso", afferma l'autore nell'elzeviro pubblicato in ricordo di Renato Poggioli ( Morte di un amico). Landolfi giudica il tradimento come una sorta di " male necessario", un sacrificio che colpevolizza e condanna chi lo attua al fine di un bene comune ( simile alla concezione del tradimento enunciata da Borges nel suo racconto " Tre versioni di Giuda ", dove il delatore è considerato un mezzo della Provvidenza divina che permise a Cristo di sacrificarsi e ottenere la salvezza dell'umanità ).
Come emerge anche da una lirica di Viola di morte
E' quasi un eroismo
il tradimento consumato appieno.
Ma perché mi bistratto,
perché di vita m'imbratto,
perché nell'avvilirmi non ho freno?
- Perché non soffre morso la coscienza,
e il non credere è l'ultima credenza.
La nichilistica e paradossale affermazione che l'ultimo atto di fede consista nel cancellare ogni traccia di essa dalla propria coscienza, sarà uno dei punti cardine de "Il tradimento ". Nella lirica ( Non credo quia absurdum ) l'assunto assume l'aspetto di un precetto filosofico che ricorda vagamente la " vanitas vanitatum " dell' Ecclesiaste :
" Distillami dunque,
saggio, l'ultimo succo".
" O figliuolo, non già l' ultimo succo
ma l'ultima sapienza dolorosa.
non credere : ecco, questa
è la sola possibile risposta
a tutto quanto passa in terra e in cielo.
E non non credere a qualcosa,
ma qualcosa non credere, anzi nulla
delle fallaci immagini ostentate
dal delirio : non credere la Terra,
né il mare o il cielo né gli eroi -
Ché non si crede con il cuore..."
E così tutto anela al suo principio,
è travolto in un'orgia negativa,
brama il caos materno.
( f. )
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