Non ai morti si addice la tristezza...
In questi versi " lievi " dell'autrice, la morte - e i morti - sono consegnati a una dimensione quasi intrauterina che nega loro qualsiasi connotazione negativa e, per tale ragione, conferisce loro un nuovo volto originalissimo, lontano da ogni tradizione letteraria. Un volto che presuppone innanzitutto una leggerezza consapevole, percepibile sia nel ritmo che nella scelta di immagini portatrici di un piccolissimo peso specifico, piccole briciole che quasi riducono tutto ad un unico, fragile respiro. Per questo anche la fine di una stagione è colta non nella sua drammaticità, ma nel suo resistente candore : anche fallire è dolce e la morte è quasi una danza, un evento che il morto ha quasi paura di rievocare con la sua presenza / assenza. La dimensione dell'altrove è ottenuta quindi con gesti pacati, con la voce di " bambina saggia " che così spesso contraddistingue la produzione poetica di questa autrice.
Verso sera
i morti siedono sui fili della luce
come gocce di pioggia
che è già caduta.
***
Non alla terra
non al volo delle foglie
somigliano i morti
in autunno
ma al dolce
fallire dell'estate.
***
Io morta
danzo sulla tua fronte
come le dita della colomba
in equilibrio sul bordo
della fontana non cado
no, non cado dentro il tuo pensiero.
***
Tu morto
sei lo strappo nel sipario
la rosa inclinata
fino a far dubitare
della verticalità dell'aria,
la vertigine che si rinnova
senza notizia, il nodo
che altri chiamano corpo.
Tu nell'altra parte del tempo
sei il sorriso
delle piastrelle in cucina
il mio passo leggero
il tuo inchinarmi fino
alla devozione dell'assenza
senza prove; tu mi misuri
ora su un metro
di unità ignota:
uscita dalla superstizione
della tua presenza, entrata
nella pioggia.
***
Bevendo il tè coi morti
c'è sempre uno
che sottilmente tace
non un silenzio esangue
ma un narrare interdetto
che non vuole
nell'ascolto pace.
***
Abito nella tua voce
e quando tace
il silenzio è alato
abito sotto la violenza
delle tue ali
e quando il silenzio
è sommerso dai rumori
essi sono il cuore del mondo
abito nel mondo
e le sue piume
sanno che la bellezza esiste :
" Quando arriverà il tuo passo
metterò una conchiglia sopra la soglia
e nell'aprirla
i frantumi volando
reciteranno il tuo nome".
***
Il vecchio cedro è caduto
in una notte di litigi
tra le bufera di notizie
della primavera e l'assoluta
stanza dell'inverno.
Non più verticale al sogno
della terra, ora non separa
radici e uccelli ma profumando
esala l'ultimo urlo
di meraviglia della creatura:
" La primavera - possibile-
solo una stagione?".
***
Morire è adesso
un momento qualunque,
questo momento.
Un palombaro
con la testa sul cuscino
mi fai la cronaca
da sott'acqua :
" Difficile.
Adesso.
Abbandonarsi".
Vorrei essere l'acqua
in cui tu nuoti.
***
Non ai morti
si addice la tristezza
ma al bugiardo
perdurare dei vivi.
Chandra Livia Candiani da Bevendo il tè con i morti
Nessun commento:
Posta un commento