martedì 2 agosto 2022

IL POETA ( più alto ) DI ENNIO CAVALLI

 


                                              Tra aprìle e àprile, giochi di gambe in fiore...




" Se ero più  alto facevo il poeta " è il libro della maturità di un poeta che mette a frutto esperienze di vita, forza visionaria e ricerca linguistica. Con filosofia lucreziana e ironia a lento rilascio, le liriche che compongono la raccolta toccano il tema della natura, della morte, del soprannaturale, delle religioni, dell'amore, del sociale, dello scrivere e del sorridere. Si passa dall'imminente al trascendente, dall'infanzia dell'umanità alle risorse del mito, dai toni civili preoccupati e coraggiosi al puro divertissement, il tutto con un uso della metafora e un accostamento di immagini solo apparentemente stravaganti, in realtà assolutamente personali e - perché no - geniali e accattivanti.





NUMERI


Uno più uno fa uno

nell'ottica di coppia,

vedi i figli unici

o il figliuol prodigo

apparso in lacrime.

Uno più zero, due.

Come sasso e sassata,

da saxum e saxa,

la x fattrice di sibili gemelli,

scalpellìo di secoli.

Tre colonne

nel Foro di Augusto

resistono dal 2 avanti Cristo.

Due non sempre è due,

ma unione, deroga

broncio, duello

il gatto e la volpe in cerca di rogne.

Occhio x occhio

cecità di popoli.

Maggio dà il cinque ai fiori di ciliegio.

Domenica d' Avvento,

 finestrella con sorpresa.

E il 13 Santa Lucia canta nei pub.

Due gialli non rispettati

fanno uno schianto

all'incrocio.

Tra aprìle e àprile

giochi di gambe in fiore.

Il mestiere è questo,

sbobinare sentenze

dirne quattro ogni tanto

rimediare alle assenze.



                                      ***


LA STILOGRAFICA


Dalle segrete del cassetto,

ferita dal suo sangue,

rigurgito blu,

la stilografica torna alla luce.

Sotto il rubinetto il fiotto risentito

di un'accusa,

incrostazioni e forse rimostranze

per l'avarizia di ricarica

per l'arsura alfabetica.

Frasi represse

distanze oracolari

un mulinìo di rivendicazioni

sgorgano nel lavandino.

La nuova cartuccia 

non basta a sedare

l'umore nero.

Una parola grossa, invasiva

forse cattiva

scende sul foglio

come proiettile nel caricatore.

Stoppata al volo dal fedele asciugacarte

di un qualche funzionario dell' Impero,

acquisto preveggente, in vetrina

nella Zagabria dell'altro secolo.



                                         ***


CHI


Chi ha detto ai fiori di aprire le acque,

ridare la vista ai ciechi

e spingere i reclusi

in prati di adrenalina, al sole?

Chi ha detto ai ciechi di ammirare collo

e trasparenze della ragazza

appena uscita di casa

appena scesa dal treno,

rondine e disciplina?

Chi ha spinto gambe accavallate dall'inverno

sulle tracce dell'inseguimento

e gomme normali sul ciglio dell' off - road?

Fuliggine e porporina

riferiranno ai gatti alla fortuna ai vagabondi

agli astri alle petunie ai delinquenti

che tutto torna e non è un vizio

il circolo mai uscito dallo stampo,

l'imbroglio che si sbroglia un po' per volta

l'enormità distante di ogni istante.



                                          ***


BOLLIRE LE PAROLE


Quante pipe cariche

nei romanzi di Kipling

nelle inchieste di Maigret

e mitra inceppati nei vorticosi anni Trenta?

Chi sa il secolo lo dica,

fuori i secondi dai libri rosa

e dal mercato delle sceneggiature,

nessun traguardo o deposito

di numeri fermi,

siamo sempre in movimento.

Chi, dopo una lunga sessione di tango

e una degustazione verticale di vini,

perse l'amata in un'imboscata di sinapsi,

da quale crepa rientra la pista?

Fingersi matto con gli indiani

per trafficare pelli senza essere scuoiato,

morire di freddo, di un freddo cane,

lasciando in vita il cane,

le dita congelate nei visceri fumanti

di un film o di una pagina di London,

questa la via?

" Mi spuntano le tette come denti da latte ":

svezzarla, sì, svezzarla

la bambolina di Nabokov.

Bollire le parole, sconfiggere i germi,

dare acqua all'erica,

così ci si ritrova, mano a mano.



                                         ***


LA MENTE


La mente è un valzer

cisterna d'acqua dolce

piscina ardente

fabbrica giostra

palestra oratorio

scuola di vita

tanica di roghi.

La mente è un'abbazia,

nella navata grande 

si fanno lo sgambetto

istinto di fuga e voglia di rubare.

Nelle segrete celle

monaci riottosi

spaccano in due il capello

pur di salvare forme di formaggio

e pane imboscato.

La mente è un'alleanza

tra vecchie conoscenze e polizia segreta.

La prima a confessare

è Trascorsa Infanzia.

Segue Tenacia Volenterosa.

Infine Instancabile Prudenza,

ora infermiera compassionevole

ora spia del Governo.

La mente innalza altari

su trochi vivi

come il letto di Ulisse...




            Ennio Cavalli   da    Se ero più alto facevo il poeta



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